martedì, Dicembre 3, 2024

Big tech devono molte spiegazioni all'Europa

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Una dopo l’altra, tutte le grandi società tecnologiche stanno cadendo sotto la lente del Digital services act (Dsa), il regolamento dell’Unione europea che disciplina i servizi digitali in maniera molto più stringente del passato, per meglio tutelare utenti e consumatori. Dopo aver richiamato le cinesi Aliexpress e TikTok, così come Meta e YouTube, la Commissione europea ha messo nel mirino Amazon, chiedendo formalmente maggiori informazioni sulle misure a tutela dei consumatori.

Le nuove disposizioni del Digital services act entrate in vigore a fine agosto, tra le altre cose, impongono alle principali piattaforme online di eliminare contenuti o prodotti illegali e dannosi, se non vogliono incappare in pesanti multe pari fino al 6% del loro fatturato globale. Nel caso di Amazon, la Commissione ha richiesto di essere informata sulle misure adottate per ottemperare agli obblighi del Dsa relativamente alla diffusione di prodotti illegali e la tutela dei diritti fondamentali.

Il gigante dell’-commerce avrà tempo fino al 6 dicembre 2023 per fornire tutte le informazioni richieste alla Commissione. Sulla base di quanto ricevuto e a seconda della valutazione di conformità rispetto agli obblighi europei, l’esecutivo deciderà cosa fare nelle fasi successive. Nell’eventualità in cui l’azienda non abbia fornito informazioni adeguate, non abbia adottato le misure richieste dal Dsa o non risponda entro i termini stabiliti, potrà venire aperto contro Amazon un procedimento formale, ai sensi dell’articolo 66 del regolamento, che può portare la compagnia a essere sanzionata.

La stessa identica ingiunzione è stata formulata, lo scorso 6 novembre, anche contro Aliexpress, sempre in materia di protezione dei consumatori dalla diffusione di prodotti illegali o non sicuri venduti all’interno dell’Unione europea, comprese medicine e prodotti farmaceutici falsi. Un problema di portata sempre più vasta, secondo la Commissione.

Oltre all’ecommerce, il Digital services act opera anche a tutela del settore dell’informazione e negli ultimi mesi la Commissione ha richiamato anche Meta (a cui fanno capo Facebook, Instagram e Whatsapp), TikTok, YouTube e Snap chiedendo di spiegare che misure hanno messo in campo per salvaguardare i minori online e contrastare la disinformazione, la diffusione di contenuti violenti, legati al terrorismo o incitamenti all’odio

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