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La crociata del governo Meloni contro la carne coltivata è arrivata alle mani. Mentre la Camera dava il via libera al disegno di legge che ne vieta produzione e distribuzione in Italia, fuori da Palazzo Chigi il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha aggredito fisicamente il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova, che stava contestando il provvedimento assieme ad altri parlamentari del suo partito. Il tutto, mentre il 55% degli italiani e delle italiane è interessato all’acquisto di questi prodotti.
- Lo scontro
- Cosa dice il divieto
- Perché potrebbe essere annullato dall’Unione europea
- Il danno alla ricerca
- Il danno al mercato
- Il ricorso dell’Associazione Coscioni per il infrazione del diritto alla scienza
Lo scontro
Coldiretti, che da tempo ha sposato le tesi del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, contro la carne coltivata, stava tenendo un presidio davanti alla sede del governo per festeggiare l’approvazione del divieto. Contemporaneamente, ma a parecchi metri di distanza, gli esponenti di +Europa Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova con altri loro colleghi stavano protestando per lo stesso motivo.
Ad accendere la tensione, secondo le dichiarazioni di Prandini, sono stati i cartelli esposti dai parlamentari in cui si leggeva “coltivate ignoranza, il divieto alla carne coltivata è antiscientifico e anti italiano”. Così, lo stesso presidente di Coldiretti ha attraversato l’intera piazza di Palazzo Chigi per arrivare da Magi e della Vedova, urlando ”delinquente” e “buffone”, prima di spintonarli.
I due hanno fatto sapere di voler agire per vie legali contro Prandini, che ha minacciato la stessa cosa, sostenendo come i cartelli esposti dai rappresentanti di +Europa fossero “una inaccettabile provocazione che offende 2 milioni di agricoltori italiani che tutti i giorni assicurano cibo al paese con il loro lavoro”.
Cosa dice il divieto
Il governo Meloni ha lavorato sul divieto alla carne coltivata già dai primi giorni in carica e, con il via libera della Camera, il testo passerà presto sul tavolo del presidente della Repubblica per essere promulgato. Il provvedimento vieta l’uso di nomi come “bistecca” o “salame” per indicare alimenti a base vegetale, ma soprattutto, vieta di produrre, consumare e mettere in commercio cibi e mangimi generati a partire da culture cellulari. Divieto che purtroppo potrebbe costare all’Italia l’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea e venire presto annullato.
Perché potrebbe essere annullato dall’Unione europea
Come spiega il team legale dell’Associazione Luca Coscioni, infatti, il divieto di importazione viola le norme europee rispetto alla libera circolazione delle merci, uno dei principi fondanti dell’Unione. In più rischia di essere considerato illegittimo perché si configura come un divieto preventivo, istituito cioè prima ancora che l’Unione europea abbia legiferato a riguardo. Pertanto, se le istituzioni europee dovessero approvare la commercializzazione di carne coltivata nell’Unione, il divieto verrebbe annullato.
Il danno alla ricerca
L’azione legislativa sulla carne coltivata sembra quindi destinata ad avere vita breve, ma nel tempo della sua durarta potrebbe anche arrecare un grave danno economico verso la ricerca e l’impresa italiane. Come dichiarato dall’Associazione Coscioni e ribadito dal Good food institute Europe assieme all’Alleanza italiana per le proteine complementari il divieto ridurrà gli investimenti nel settore, spingerà i ricercatori italiani all’estero e ostacolerà la lotta al cambiamento climatico.