lunedì, Dicembre 2, 2024

Gaza, i civili stanno morendo di fame

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Gli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza sono stati nuovamente bloccati, a causa della carenza di carburante e dell’interruzione delle comunicazioni nella zona. Le scorte alimentari sono ormai praticamente esaurite e, secondo le Nazioni Unite (Onu), la popolazione palestinese è prossima a morire di fame. Tuttavia Israele non accenna a voler concedere un cessate il fuoco che permetta l’ingresso di un flusso consistente di aiuti ai civili.

Dall’inizio del conflitto, solo il 10% delle forniture alimentari necessarie a sfamare i circa 2 milioni di abitanti di Gaza sono entrate nella Striscia, sufficiente a soddisfare appena il 7% del fabbisogno calorico minimo giornaliero della popolazione. Per il Programma alimentare mondiale (Wfp) dell’Onu “cibo e acqua sono praticamente inesistenti” e con l’inverno che si avvicina rapidamente, i rifugi insicuri e sovraffollati “i civili rischiano di morire di fame”.

Circa 180 persone sono morte a causa dell’assenza di elettricità o per i bombardamenti. I sopravvissuti stanno cercando di scavare una fossa comune nel cortile dell’ospedale per evitare infezioni dovute ai corpi in decomposizione

“Non c’è modo di soddisfare le attuali esigenze con un solo valico di frontiera operativo. L’unica speranza è l’apertura di un altro passaggio sicuro per gli aiuti umanitari, che portino a Gaza cibo e acqua in grado di salvare delle vite umane”, ha detto la direttrice esecutiva del programma, Cindy McCain.

Lunedì 13 novembre il Wfp ha confermato la chiusura dell’ultimo panificio che operava in collaborazione con l’agenzia, a causa della mancanza di carburante dovuta all’embargo imposto da Israele. Tutti i 130 panifici di Gaza sono fermi per lo stesso motivo e l’assenza di carburante ha paralizzato anche le operazioni di assistenza umanitaria. Infatti i rifornimenti arrivati martedì nella striscia non sono riusciti a raggiungere i civili nelle zone lontane dal confine, perché i veicoli per la distribuzione sono fermi.

Solo il 25% dei negozi gestiti in collaborazione con il Wfp sono rimasti aperti, mentre gli altri hanno esaurito tutti i prodotti alimentari essenziali, i mercati locali sono chiusi da tempo e le piccole quantità di cibo disponibili sono vendute a prezzi sempre più alto. Ormai, la gran parte della popolazione sta vivendo con un pasto al giorno, composto da cibo in scatola, cipolle e melanzane crude, a causa dell’impossibilità di cucinare.

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