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Per la prima volta nella storia dell’umanità, la temperatura media globale è aumentata di 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Il 17 e il 18 novembre, la crisi del clima ci ha portato ben oltre i famosi 1,5 gradi, facendoci registrare ben 2,07 grandi in più del normale. Per ora si tratta di un triste primato, ma questi sfioramenti rischiano di avvenire con frequenza sempre crescente, con vaste conseguenze negative per la salute, la sicurezza alimentare e idrica e l’ambiente di tutto il pianeta.
A dare la notizia è stato il Copernicus climate change service, l’istituto di monitoraggio del clima dell’Unione europea, che già aveva avvertito come il 2023 sia diventato l’anno più caldo di sempre prima ancora di essere finito. Tra gennaio e ottobre, infatti, la temperatura media globale è stata superiore di 1,43 grandi rispetto all’era pre-industriale e solo a ottobre questo livello era arrivato a 1,7 gradi. Meno di un mese dopo, l’aumento inarrestabile ci ha portato ai dati odierni.
Contestualmente alle rilevazioni del Copernicus, le Nazioni Unite hanno oggi lanciato l’allarme sulle attuali politiche di decarbonizzazione assunte dai governi mondiali. Secondo l’ultimo rapporto del Programma per l’ambiente (Unep), i piani di riduzione delle emissioni odierni sono così inadeguati da portarci dritti verso un aumento di 3 gradi nel corso di questo secolo, non più solo dei 2 gradi temuti fino a questo momento.
Come riporta il Guardian, è ormai consuetudine per il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, definire il futuro verso cui rischiamo di avventurarci come “infernale” e la gran parte della responsabilità è di Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone, i maggiori inquinatori mondiali. Fa riflettere come, secondo il rapporto, per riuscire a mantenerci al disotto di 1,5 gradi di aumento delle temperature dovremmo tagliare 22 miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2030, il 42% delle emissioni totali e cifra di un 10% inferiore alle emissioni totali dei cinque paesi appena elencati.
Superare i 3 gradi sarebbe la dimostrazione del fallimento delle politiche degli attuali governi globali. Per questo oggi, non solo gli ambientalisti, che lo dicono da anni, ma anche Guterres ha sostenuto che “i leader devono alzare drasticamente il tiro, adesso, con ambizioni estreme, azioni estreme e riduzioni estreme delle emissioni. Basta con il greenwashing. Basta con incertezze, ritardi e tentennamenti”.
