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Corsa contro il tempo per salvare la Holostem. Il caso riguarda la liquidazione definitiva e la conseguente sospensione delle attività di ricerca e sviluppo condotte da Holostem Terapie Avanzate, lo spinoff universitario nato nel 2008 e ospitato dal Centro di medicina rigenerativa (Cmr) dell’università di Modena e Reggio Emilia, previste per il prossimo 30 novembre.
Al momento l’unica strada sembra essere l’acquisizione della biotech da parte di Fondazione Enea Tech e Biomedical, il fondo per gli investimenti nel settore delle scienze della vita controllato dal ministro delle Imprese e del made in Italy. Il tavolo tecnico, tuttavia, è stato istituito il 24 novembre e il tempo stringe. Senza fondi, il centro rischia la liquidazione. E per i 43 dipendenti questo significa licenziamenti. Ma soprattutto la fine della ricerca avanzata del centro. In particolare di una terapia genica dedicata ai cosiddetti “bambini farfalla”, affetti da epidermolisi bollosa.
Gli appelli
Sin dalla nomina del liquidatore a fine 2022, l’Osservatorio terapie avanzate (Ota) segue la vicenda da vicino. In una nota, la direttrice scientifica Francesca Ceradini ha rivolto un appello al governo affinché esso sblocchi lo stato delle cose e assicuri continuità alle attività di ricerca “di altissimo livello” della biotech. In questo modo potranno essere garantite, si legge, “terapie ai pazienti e i posti di lavoro dell’azienda, che ha già visto ridursi in modo consistente i propri dipendenti”.
“Senza una soluzione rapida ed efficace – spiega la direttrice scientifica – a farne le spese saranno prima di tutto i pazienti che, da anni, traggono enormi vantaggi da Holoclar, la prima terapia a base di cellule staminali ad essere stata approvata in Europa (2015) e che consente in molti di casi di recuperare la vista a chi ha subìto danni oculari gravi a causa di ustioni”. Sarebbe inoltre interrotta la sperimentazione, attualmente in fase avanzata, di una terapia genica dedicata ai cosiddetti “bambini farfalla”.
Al contempo, l’Ota sollecita l’esecutivo a “muoversi in fretta, trovare nuove modalità per facilitare il trasferimento della ricerca dall’università all’industria e trovare un modello di sostenibilità per le terapie avanzate che, pur mantenendo margini di profitto etici, sia sostenibile e attrattiva anche per il privato”, perché “un paese che fa morire la ricerca scientifica e non investe in ricerca traslazionale è un paese senza futuro, che non dà alcuna priorità alla vita e alla salute”.