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L’Accordo di Parigi ha rappresentato una tappa significativa nella storia della lotta al cambiamento climatico; eppure, da allora ho sviluppato un certo scetticismo riguardo all’utilità delle Cop.
Le Cop (Conference of Parties), sono le conferenze annuali delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, durante le quali i leader mondiali cercano di raggiungere un accordo sulle azioni da intraprendere per affrontare la crisi climatica. Nel 2015, l’appuntamento di Parigi si era prefissato l’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature globali sotto la soglia degli 1,5°C. Per quanto questo proposito fosse audace e ambizioso, fu ben presto chiaro che i governi non avevano intenzione di adottare le azioni necessarie a onorare le loro promesse.
Nel 2015 eravamo sulla buona strada verso un aumento delle temperature globali di circa 3,6°C entro il 2100. Nonostante il limite di 2°C concordato a Copenaghen nel 2009 fosse già al di fuori della nostra portata, i leader mondiali decisero di porsi un obiettivo ancora più grande. Tuttavia, non furono proposte misure concrete per realizzare il traguardo stabilito; perciò, la promessa di mantenere la soglia del riscaldamento globale entro i 1,5°C sembrò quasi un atto di crudeltà verso quelle persone la cui sussistenza può dipendere da un mezzo grado di differenza, come le popolazioni dei Piccoli stati insulari in via di sviluppo (Sids) sparsi negli oceani di tutto il mondo. Mentre a Parigi festeggiava, io mi sentivo più pessimista che mai.
Negli ultimi dieci anni il mio scetticismo si è un po’ attenuato. Certo, le emissioni globali e le temperature medie sono ancora in aumento e abbiamo assistito a un anno di ondate di calore senza precedenti. Sarebbe facile osservare queste tendenze e presumere che la situazione sia disperata quanto lo era nel 2015. Ma non è così.
Passi avanti incoraggianti
Le attuali politiche di mitigazione del cambiamento climatico hanno ridotto la prospettiva di un aumento medio delle temperature a 2,6°C entro il 2100, anziché 3,6°C. Il recente bilancio globale dell’Onu – che valuta i progressi fatti e le lacune ancora da colmare per rispettare gli obiettivi climatici – mostra chiaramente quanto ancora ci troviamo lontani dalla meta. Tuttavia, abbiamo corretto leggermente la rotta e il peggiore degli scenari sembra sempre meno probabile.
I risultati ottenuti finora sono in parte attribuibili agli sforzi dei paesi che hanno gradualmente intensificato la loro azione, esattamente il risultato che gli accordi di Parigi volevano stimolare. Gli stati non si sono limitati a porsi traguardi sempre più ambiziosi, ma hanno anche adottato misure più audaci. In molti casi si sono prefissati l’obiettivo di azzerare le emissioni nette: se effettivamente riuscissero nel loro intento, potremmo mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C.