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Nel pomeriggio del 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia dell’Aja emetterà la sua sentenza provvisoria nel caso aperto dal Sudafrica contro Israele, accusato di aver violato la Convenzione sul genocidio del 1948 nella Striscia di Gaza. Il pronunciamento della Corte non andrà a stabilire una volta per tutte se Tel Aviv sia o meno responsabile di un genocidio contro il popolo palestinese, ma potrebbe portare all’imposizione di misure di emergenza a tutela dei palestinesi e sanzioni contro Israele.
La sentenza finale sulle accuse di genocidio potrebbe richiedere anni per giungere a una conclusione, ma il Sudafrica ha espressamente richiesto alla Corte di intervenire tempestivamente per proteggere i palestinesi da possibili ulteriori violazioni della Convenzione. La sentenza di oggi potrebbe quindi cercare di imporre vie legali per fermare il massacro che a Gaza va avanti da tre mesi, con più di 25mila persone uccise, di cui oltre 10mila minori.
Secondo il Sudafrica la campagna militare di Israele, iniziata a seguito dell’attacco dei miliziani di Hamas del 7 ottobre 2023, ha “carattere di genocidio, in quanto mira alla distruzione di una parte sostanziale del gruppo nazionale ed etnico palestinese”. Al contrario, Israele ha respinto le accuse come “distorte”, sostenendo come la sua offensiva sia rivolta solamente contro Hamas e non verso il popolo palestinese nel suo complesso.
Una posizione difficile da difendere a causa dei numerosi interventi sui media e sui social, in cui diversi funzionari israeliani hanno più volte predicato la completa distruzione di Gaza, la volontà di deportare i palestinesi, o che a Gaza siano tutti terroristi e nessuno sia innocente. Dichiarazioni riportate nella lunga relazione del Sudafrica alla Corte.
L’attesa decisione della più alta Corte della Nazioni Unite avrà carattere vincolante e non potrà essere impugnata o sottoposta a ricorso. Tuttavia, la Corte non ha il potere di farla rispettare o di imporla con la forza, come potrebbe fare un normale tribunale nei confronti di un individuo, ma starà ai paesi della comunità internazionale farla valere, anche attraverso l’uso di sanzioni contro Israele.