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Non solo: le creatrici della docuserie, Mary Robertson e Emma Schwartz, sono partite da diverse scene prese dai telefilm prodotti da Schneider, evidenziando come molti dei contenuti di queste serie fossero più o meno velatamente sessualizzate, dai liquidi gettati sui volti delle giovani attrici (all’epoca quasi tutte minorenni) alle inquadrature insistenti sui piedi delle ragazze.
Nei giorni scorsi Schneider ha diffuso un video di scuse, ritenendo inappropriate le sue richieste di massaggi e chiedendo di rimuovere le battute troppo allusive dalle future repliche di questi programmi. Nel 2018, soprattutto dopo lo scandalo di Harvey Weinstein e l’insorgere del movimento #MeToo, la società ViacomCbs (ora Paramount), proprietaria del canale Nickelodeon, aveva lanciato un’indagine interna e sentito parecchi testimoni: anche se l’indagine stessa non aveva trovato evidenza di abusi veri e propri, la fotografia di un ambiente tossico e inadatto soprattutto a dei minori era emersa chiarissima. Proprio all’epoca Viacom tagliò ogni rapporto professionale con Schneider.
Ma era tutto il sistema di queste produzioni per ragazzi a essere intriso di cultura dell’abuso. A un certo punto, si dice in un episodio del documentario, su questi set circolavano ben tre uomini successivamente accusati di abusi su minori. In particolare, la terza puntata contiene una rivelazione scioccante: dopo anni di silenzio, l’attore della serie Drake & Josh, Drake Bell, ha rivelato di fronte alle telecamere di aver subito un abuso sessuale da parte di Brian Peck, ex attore e poi dialogue coach, quando entrambi lavoravano alla produzione targata Nickeoldeon. Peck è stato poi arrestato nel 2003 per abusi sessuali su minori, ma all’epoca il nome della vittima, Drake Bell, era rimasto secretato. Bell racconta di come Peck l’avesse a un certo punto convinto di essere più importante per lui dei suoi stessi genitori e di averlo allontanato dai colleghi sul set, in modo da riuscire ad approfittare di lui diverse volte.