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Il virus dell’influenza aviaria A(H5N1) continua a mutare, e con le migrazioni degli uccelli selvatici i ceppi attualmente in circolazione fuori dall’Europa potrebbero valicare i confini del nostro continente e trasportare varianti potenzialmente sempre più abili a infettare i mammiferi. A segnalarlo è un rapporto elaborato congiuntamente dallo European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e dalla European Food Safety Authority (Efsa). Le due agenzie sottolineano inoltre il rischio di una trasmissione su larga scala se il virus dovesse acquisire la capacità di diffondersi fra gli esseri umani, data la vulnerabilità del nostro sistema immunitario ai virus H5, che non sono mai ampiamente circolati all’interno della nostra specie.
Influenza aviaria: l’identikit
L’influenza aviaria, si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), è in grado di infettare pressoché tutte le specie di uccelli note, con le anatre selvatiche che sono considerate fra i principali serbatoi naturali dei diversi ceppi del virus che causa la malattia. Quest’ultima ha raggiunto persino l’Antartide: lo hanno riferito lo scorso febbraio i ricercatori di un centro di ricerca spagnolo, che hanno identificato il virus H5N1 in due volatili trovati morti vicino alla base antartica “Primavera”.
L’influenza aviaria può manifestarsi nei volatili in forma leggera oppure in forme altamente patogeniche e contagiose, che insorgono spesso in modo improvviso e causano il decesso dell’animale in tempi brevi quasi nel 100% dei casi. I sottotipi noti di virus influenzali che infettano i volatili sono almeno 15 e quelli più patogeni sono i sottotipi H5 (H5N1, H5N8), H7 (H7N7) e H9 (H9N2) del virus di tipo A.
Non solo volatili
Ma l’influenza aviaria non colpisce solamente i volatili e, come sottolinea il rapporto di Ecdc ed Efsa, la trasmissione dagli uccelli a diverse specie di mammiferi è stata già documentata. All’inizio di quest’anno, ad esempio, sempre il ceppo H5N1 ha causato una strage di elefanti marini in argentina, mentre lo scorso anno si era verificata un’epidemia all’interno di un allevamento di visoni in Spagna.
Pochi giorni fa, inoltre, il Department of State Health Services del Texas (Stati Uniti) ha notificato il un caso di infezione umana negli Stati Uniti causato dal virus H5N1, presumibilmente legato al contatto con mucche da latte infettate. Il sintomo principale riportato dal paziente è stata la congiuntivite. Si tratta del secondo caso di influenza aviaria in un essere umano negli States, il primo legato a un ceppo che ha già colpito diversi bovini in Texas e Kansas.