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“L’animazione è la possibilità di raccontare con delle tecniche, che ormai padroneggio, delle storie dai contenuti forti, in maniera poetica e metaforica. L’animazione è un processo di identificazione e di partecipazione, un momento catartico. per chi vede trasformarsi alcuni personaggi in quelli che ritrova nella vita reale”. Parola di Enzo D’Alò.
Ed Enzo D’Alò non si discute, o non si dovrebbe, perché, è in primis un’artista da custodire e alimentare, tenersi caro. Gli addetti ai lavori, ma non solo, ne conoscono da anni la qualità, il valore, lo sguardo creativo, originale, qualità che di fatto lo hanno fatto diventare uno dei massimi esponenti dell’animazione a livello internazionale, basterebbe ricordare che nel 2010 il prestigioso Festival di Annecy, per i suoi 50 anni, lo ha invitato tra le 50 personalità d’onore appartenenti al cinema d’animazione mondiale. Eppure, un regista e sceneggiatore del suo calibro, in Italia, deve ogni volta ricominciare da capo, combattere con la burocrazia, la mancanza di investimenti, un certo timore dei distributori.
Una vera assurdità, per un protagonista dietro la macchina da presa, capace di realizzare, gioielli filmici come La gabbianella e il gatto, La Freccia Azzurra, Opopomoz, Pinocchio, o Momo alla conquista del tempo. O come il suo ultimo lavoro, uscito poi nel novembre 2023, presentato in anteprima alla Berlinale nella sezione ‘Generation KPlus’, parliamo di Mary e lo spirito di Mezzanotte, che con pazienza e amore, però, continua a promuovere, narrare, sostenere, diviso per Festival, eventi, meeting/workshop con giovani autori, com’è successo alla recente edizione di Cortinametraggio, dove lo intervistiamo in esclusiva.
Mary e lo spirito di Mezzanotte©️Aliante 2023
Cosa (non) funziona nell’animazione
“Diverse cose. L’investimento è proporzionale alla resa, alla riuscita. Mi sembra così evidente che se io investo 10, salvo eccezioni, ottengo 20, forse, ma se ne investo 500, sono sicuro di ottenere di più. Quando faccio un battage forte, so di avere un pubblico che mi segue, che va vedere i miei lavori, eppure ancora oggi sento qualcuno che mi dice “ah è uscito un tuo film”. Questo non deve accadere. Se parliamo di Mary e lo spirito di Mezzanotte, sono stati sbagliati i canali su cui è stato fatto il materiale di lancio: io capisco i problemi, i distributori hanno paura a investire i soldi, ma almeno quei pochi, se avessero ascoltato i nostri consigli, li avrebbero investiti, forse, senza sapere come sarebbero andate le cose, in un’operazione di marketing importante, iniziando molto prima”.
“Noi”, continua, “abbiamo avuto la fortuna, l’onore, di essere alla Berlinale. Il film era appena finito, ci prese alla sprovvista, preparammo al volo un manifesto. Ma poi ci siamo chiesti “perché i giornalisti italiani non ci intervistano?” Abbiamo saputo che l’ufficio stampa della distribuzione aveva detto di non intervistarci perché noi non avremmo fatto attività, senza dircelo, mettendoci così in imbarazzo coi co-produttori, perché se io sono a Berlino è ridicolo, non crede? Alla fine, siamo riusciti lo stesso a fare qualcosa, ma ben poco, alcuni giornalisti non sono stati neanche invitati all’anteprima stampa prima del Festival. È un tema importante: io sono convinto che se la gente avesse saputo dell’uscita, questo c’avrebbe dato visibilità, d’altronde lo abbiamo visto nei festival e proiezioni, dove continuiamo a sostenerlo, dove la gente si ferma a discutere, fa domande belle, profonde, anche i bambini. Ed è un orgoglio, abbiamo veramente raccontato qualcosa di comprensibile”.
La mancanza di investimenti e la volontà di portare lavoro in Italia
“In Italia si deve sempre ricominciare da capo, ma io non sono uno che si rassegna, anzi è il contrario. Ogni tanto scherzando dico che se fossi nato in Francia probabilmente avrei fatto 15 film, senza trascorrere questi anni a trovare soldi tra una pellicola e l’altra, ma li avrei passati a produrre, e fare il mio lavoro specifico. Quando faccio il film mi immergo, ci metto l’anima e per tanto tempo, con tutta l’equipe. Stacco completamente, riemergo, il mondo che rivedo è diverso però da quello che ho lasciato. Tutti mi dicono che è cambiato, e io ci credo. Ma ogni volta con i distributori è un po’ la stessa storia: con La Gabbianella e il gatto fu fatto un grande lancio e investimento, e i risultati si sono visti, così con Pinocchio. Io però mi ostino a dire, quando proiettano i miei lavori, vedo che la gente si incolla allo schermo, che entrano nel film, non si muove una mosca. Il problema è farli entrare nel cinema, perché una volta che sono dentro ci penso io, ma voi, distributori, dovete farli entrare”
Perché ripartire da zero?
“Non esiste una considerazione in Italia dell’animazione. Se vedi bene, non c’è. Se ci fosse non ci sarei solo io, o pochi altri, a tentare, ma una nutrita schiera di registi, come in Francia, che è l’esempio più evoluto. Dobbiamo combattere con l’indifferenza, l’ovvio, tutti dicono di sostenere l’animazione, ma quando si arriva al punto, trovi difficoltà, bandi non adeguati, problemi estesi anche in Europa. Un esempio concreto: non siamo nella lista dei David Giovani, mi devono spiegare perché, sono curioso di sapere quanti dei votanti hanno visto il film sulla piattaforma. I Premi César, in Francia, hanno una sezione “animazione”, i David di Donatello no”