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Gli archeologi di Pompei hanno riportato alla luce una sala per banchetti di 15 metri per 6, con affreschi perfettamente conservati lungo le pareti, rappresentanti scene del mito di Troia. Sepolta nel 79 dopo Cristo, a seguito della famosa eruzione del Vesuvio che cristallizzò per sempre l’intera città, la stanza è stata rinominata Salone nero, per il colore delle pareti che probabilmente serviva a mascherare le tracce di fumo delle lampade a olio, ed è stata descritta come una delle scoperte più importanti mai fatte nel sito archeologico campano.
Su una parete si stagliano contro il fondale nero le figure chiare di Paride ed Elena, la cui relazione diede inizio alla guerra di Troia, secondo il mito greco raccontato da Omero, a causa della gelosia di Menelao, re di Sparta e marito di Elena. Mentre un altro affresco rappresenta il dio del sole Apollo mentre corteggia la veggente Cassandra, figlia di Priamo re di Troia. Nel tentativo di sedurla, Apollo le diede il potere di vedere nel futuro, ma dopo che lei lo ebbe rifiutato il dio la maledisse, così che nessuno avrebbe mai creduto alle sue previsioni.
Secondo gli archeologi “il tema dominante del salone sembra essere quello dell’eroismo”, ma anche “del fato e al tempo stesso della possibilità, sovente non afferrata, che gli esseri umani hanno di poter cambiare il proprio destino”. Le scene rappresentate avevano l’esplicita intenzione di intrattenere gli ospiti e fornire spunti di discussione durante i banchetti, stimolando la fantasia con rimandi ad amori proibiti, vendette e maledizioni. Le opere sono considerate appartenenti al cosiddetto terzo stile, o stile ornato, e sono state datate tra il 15 avanti Cristo e il 40-50 dopo Cristo.
Come ha spiegato Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, “le coppie mitologiche fornivano spunti per conversazioni sul passato e sulla vita, solo apparentemente di natura romantica. In realtà, si riferiscono al rapporto tra l’individuo e il destino: Cassandra può vedere il futuro ma nessuno le crede, Apollo si schiera con i Troiani contro gli invasori greci, ma essendo un dio non può assicurare la vittoria, ed Elena e Paride che, nonostante la loro storia d’amore politicamente scorretta, sono la causa della guerra, o forse solo un pretesto“.
Secondo Zuchtriegel, il salone era usato per tenere banchetti dopo il tramonto e la luce “tremolante delle lampade aveva l’effetto di far sembrare le immagini in movimento” e le pareti “erano nere per evitare che si vedesse il fumo delle lucerne sui muri”. Oltre agli affreschi, la stanza è dotata di una bellissima pavimentazione a mosaico, fatta da più di un milione di piccole tessere bianche, e si apre su un cortile con una lunga scala che porta al primo piano della ricca abitazione. Sotto gli archi della scala, qualcuno disegnò a carboncino, sull’intonaco grezzo, due coppie di gladiatori e quello che sembra un enorme fallo stilizzato.