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Un primo passo per lo stop al numero chiuso a Medicina. Il Comitato ristretto della commissione Istruzione al Senato ha adottato il testo base per la riforma che cambierà il sistema dei test di ingresso utilizzato negli ultimi 25 anni. Il provvedimento è stato approvato quasi all’unanimità, con il sostegno di tutte le forze politiche. I decreti che ne deriveranno dovranno essere adottati su proposta dei ministeri della Salute e dell’Istruzione ed entreranno probabilmente in vigore dal prossimo anno. Tutto è ancora suscettibile di modifiche, dato gli iter parlamentari e di governo, ma sembra ci sia convergenza politica.
Il progetto contro il numero chiuso a Medicina
In base alle bozze delle nuove disposizioni, gli studenti e le studentesse che vogliano entrare a Medicina potranno iscriversi liberamente al primo semestre del corso di studio, senza test o altre limitazioni. L’accesso al secondo semestre, invece, sarà garantito solo a chi avrà superato con successo i primi esami del corso. Chi non sarà riuscito a completarli riceverà il riconoscimento dei crediti formativi universitari (Cfu) conseguiti, per proseguire la propria carriere in un diverso indirizzo di studi.
L’obiettivo della riforma è potenziare il Servizio sanitario nazionale, in termini numerici di personale, per sopperire alle carenze che hanno pesantemente penalizzato il servizio sanitario e il personale di turno, costretto a orari di lavoro durissimi. Una volta entrata in vigore eliminerà il numero chiuso per tutti i corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, odontoiatria, protesi dentaria e in medicina veterinaria.
Le procedure
Il governo avrà il compito di selezionare le “discipline qualificanti” che dovranno essere insegnate durante il primo semestre in tutti i corsi di studio interessati dalla riforma, al fine di uniformare le competenze e i piani di studio. Superare gli esami in queste materie sarà l’unico modo per poter accedere anche al secondo semestre e proseguire la carriera universitaria in Medicina.
Ai non ammessi al secondo semestre verrà in ogni caso garantito il riconoscimento dei crediti formativi conseguiti ai fini del proseguimento in un diverso corso di studi. Si dovranno individuare le modalità per rendere sostenibile il numero complessivo di iscrizioni ai primi semestri, anche attraverso il potenziamento delle capacità ricettive delle università. E si dovrà garantire l’allineamento con i posti disponibili per l’accesso ai corsi di formazione post lauream. Sarà infine introdotto un sistema di monitoraggio dei fabbisogni del personale del Servizio sanitario nazionale.
Il no dell’Ordine dei medici
L’unanime scelta della politica si è però scontrata con l’opinione dell’Ordine dei medici. Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, si è detto nettamente contrario, perché con questa riforma ci sarebbe il pericolo di formare molti laureati che potrebbero non avere possibilità di trovare lavoro come medici in futuro, ha detto a Sky Tg 24.