martedì, Dicembre 3, 2024

Bollette, perché quelle italiane sono tra le più care in Europa

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Le bollette per l’elettricità degli italiani nel 2023 sono costate mediamente 960 euro, ovvero il 23% in più a parità di consumi rispetto alla media dei paesi dell’Unione europea. Ad attestarlo è un calcolo di Facile.it, comparatore online di tariffe, che ha preso in considerazione i consumi di una famiglia tipo italiana (2700 chilowattora) e le tariffe dell’energia elettrica rilevate da Eurostat nei paesi dell’Unione.

Il dato rilevante, come sottolinea il portale, riguarda il risparmio che deriverebbe se nel nostro paese si applicassero le tariffe calcolate come media di quelle europee. In tal caso, infatti, il costo complessivo delle bollette della luce scenderebbe di più di 180 euro all’anno.

I numeri

Entrando nel dettaglio, tra giugno e dicembre dello scorso anno l’Italia si è piazzata al sesto posto tra i 27 paesi dell’Unione nella speciale classifica delle tariffe dell’energia elettrica più onerose. In particolare, nel nostro paese i cittadini hanno pagato una cifra (comprensiva di tasse e oneri di sistema) pari a 0,3347 euro a chilowattora. Un dato che, nonostante si traduca in un calo del 12% rispetto al primo semestre dell’anno, non ha portato l’Italia nella parte più bassa della graduatoria delle nazioni in cui l’elettricità costa di più.

Peggio di noi, nell’intera Unione europea, hanno fatto per esempio la Germania, in cui i consumatori privati hanno speso il 20% in più di quelli italiani, l’Irlanda e il Belgio (+13% per entrambi) e la Danimarca (+6%). Più fortunati rispetto agli abitanti della penisola sono stati invece i francesi (-29%), gli spagnoli (-43%) e gli svedesi (-53%). La classifica scende vertiginosamente fino all’Ungheria, paese in cui le tariffe sono state più basse del 196% rispetto a quelle italiane.

Il confronto in Europa

Prendendo in considerazione tutto il 2023, le tariffe dell’energia elettrica italiane sono le quinte peggiori dell’intera Unione europea. In questo senso, rappresenta tutto fuorché una consolazione sapere che, a parità di consumi, i 960 euro medi spesi da noi sarebbero diventati 1.100 in Germania e Belgio, poco meno di 1.000 in Danimarca e circa 970 a Cipro. Questo soprattutto perché tale somma si sarebbe abbassata a meno di 660 euro in Francia, a 645 euro in Spagna e in Svezia, a 627 euro in Grecia, a 590 euro in Portogallo e addirittura a 310 euro in Ungheria, il paese dell’Unione più economico in termini di costi delle forniture di elettricità.

Ma perché paghiamo così tanto?

C’è una spiegazione a questo primato. A pesare sulle bollette e sulle tasche degli italiani concorrono le tasse e gli oneri di sistema. Le prime comprendono non soltanto l’Iva al 10% che si applica alle bollette, ma anche le accise. Come riporta il sito del ministero dell’Economia e delle finanze, queste ultime pesano per 9,30 ogni mille chilowattora. Una somma che può essere aumentata fino a 11,40 euro per mille chilowattora.

Sul sito dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) è invece specificato cosa sia la spesa relativa agli oneri di sistema. Si tratta, nel dettaglio, dei costi delle attività di interesse generale per il sistema elettrico, stabilite dalla legge. Essi vengono sostenuti da tutti i clienti finali per concorrere a diversi obiettivi, come per esempio gli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate, la messa in sicurezza del nucleare e misure di compensazione territoriale, la copertura delle agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario, il sostegno alla ricerca di sistema, la copertura del bonus elettrico (non viene pagato dai clienti cui è stato riconosciuto il bonus sociale), la copertura delle agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia e le integrazioni delle imprese elettriche minori e la promozione dell’efficienza energetica.

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