mercoledì, Giugno 25, 2025

Tea, 6 cose da sapere per capire come funzionano le tecniche di evoluzione assistita delle piante

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La professoressa della Statale racconta che “per addomesticare riso, frumento, mais ci abbiamo messo 15mila anni di Storia: tempi lunghissimi. Adesso stiamo crescendo moltissimo come popolazione mondiale, tutte le risorse sono in sofferenza e dobbiamo produrre più cibo. Con le Tea, alcuni vantaggi sono il minore impiego di pesticidi, agrofarmaci, acqua. Pensiamo al fatto che le piante oggi usate sono state addomesticate nei millenni”. In ogni caso, spiega Brambilla, gli ogm sono ormai sicuri: “L’esperienza di contatto con gli ogm negli ultimi 30 anni ci ha educato al fatto che una cautela iniziale, e condivisibile, si è tradotta in un’occasione perduta. Oggi dopo tre decenni che li importiamo e ce li mangiamo, potremmo anche cominciare a coltivarli anche noi gli ogm, visto che abbiamo verificato che sono sicuri”.

Le piante crescono troppo rapidamente?

Tra le principali critiche alle sperimentazioni ci sono i tempi di sviluppo. Brambilla spiega che “per produrre una nuova varietà secondo il metodo classico ci vogliono almeno 6-7 anni: con le Tea in un anno si riesce ad ottenerla. Se io una mutazione la produco con l’incrocio o lo faccio con le Tea è identico. E tempi brevi di sviluppo significa testare più varietà”. Si sceglie di farlo perché ci sono diversi interessi allo sviluppo rapido delle colture. Sicuramente interessi diretti anche alla cura delle fitopatologie, come spiega Deborah Piovan: “Questa iniziativa permetterà di eliminare il trattamento fungicida contro la malattia del brusone. Si tratta, dunque, di un interessante miglioramento nella direzione della sostenibilità ambientale ed economica”. E per sconfiggere il brusone, chiude Brambilla, “oggi si usano gli agrofarmaci, molto impattanti sull’ambiente”.

Queste tecniche rendono le piante “innaturali”?

Brambilla spiega: “Le piante che mangiamo oggi sono tutti frutto di incroci o mutazioni spontanee. In questo caso noi inseriamo delle mutazioni mirate: queste piante sono identiche a quelle che si trovano in natura. È un bene che ci sia un’agricoltura moderna: il miglioramento genetico mira a questo”. Al momento l’applicazione su larga scala in agricoltura della Tea in Italia, come nell’Unione europea, non è autorizzata. Lo sono, con lunghi iter, dei test. Perché? “È sbagliato in generale fermare la ricerca di base – segue Brambilla -. Penso che sia molto giusto coltivare queste piante per scopi sperimentali, ma non c’è una finalità per realizzare specie di questo tipo a livello commerciale: la nostra è ricerca pubblica per affrontare in modo specifico una patologia di una pianta”.

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Rischi per la salute?

Brambilla è categorica: Nessun rischio per la salute umana, nulla di strano inserito all’interno: abbiamo riprodotto cose che succedono in natura in queste varietà”. D’altra parte, in alcuni paesi le Tea sono già sperimentate da diversi anni, prosegue la docente: “Il Giappone, le coltiva a uso sperimentale e le commercializza. La Cina e l’India fanno esperimenti sulle Tea da sempre, ma non hanno ancora commercializzato. E negli Stati Uniti al momento c’è in atto una deregolamentazione di queste tecniche. In Europa non hanno mai smesso di sperimentare alcuni paesi, tra cui il Belgio, l’Olanda, la Svezia, la Repubblica Ceca, la Spagna: tra l’altro la Spagna coltiva anche ogm per scopi commerciali, pensiamo ad esempio al mais. E noi ce lo mangiamo”.

Le Tea avvantaggeranno solo i coltivatori ricchi?

Infine, il tema economico. Francesco Sottile, delegato di Slow Food, sottolinea di porre attenzione al rischio che queste tecnologie diventino oggetto di interesse per grandi imprese agricole, privando il piccolo coltivatore della sua “sovranità” produttiva. La rappresentante di Confagricoltura ci tiene a ricordare un punto sulle Tea: “Pensare di rinunciarvi sarebbe miope e pericoloso. Le Tea sono uno degli strumenti che la cassetta degli attrezzi dell’innovazione ci mette a disposizione, uno dei più utili. È urgente promuovere la ricerca e la sperimentazione per arrivare auspicabilmente alla messa a coltura”.

Sul lato della ricerca, Brambilla afferma che le Tea siano diverse ma anche che sia necessario imparare dall’esperienza del mercato degli ogm: “Le Tea sono potenzialmente una tecnologia molto democratica: se fosse legalizzata e semplificata a livello burocratico, sarebbe molto semplice da impiegare. La mia opinione è che va benissimo non brevettare queste tecniche perché non si creano varietà nuove. Oggi invece per registrare una nuova varietà di ogm ci vogliono milioni di euro, per cui gli ogm li fanno solo le multinazionali: dobbiamo impedire che le tea finiscano come gli ogm. Evitiamo richieste economicamente alte, quindi impediamo che siano estremamente regolamentate, così lasciamo il mercato aperto anche agli operatori più piccoli”.

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