lunedì, Settembre 16, 2024

Maria ci porta con Angelina Jolie in un viaggio nell'ultima, dolorosa settimana di vita della Callas

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Angelina Jolie non è Maria Callas, è un’attrice hollywoodiana che interpreta una versione di Maria Callas. Premessa scontata ma doverosa per parlare di Maria, in concorso alla 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il regista Pablo Larraìn, ormai lo sappiamo, è uno specialista nei ritratti sofferti di donne che hanno fatto la storia. Jacqueline Kennedy in Jackie, Lady D in Spencer, ora Maria Callas in Maria. Ovvero la Diva, la Primadonna, e ciò che ne resta: raccontandone l’ultima settimana prima di morire Larraìn sceglie di portare sullo schermo tutta la vulnerabilità di una donna con una vita fuori dal comune, emancipatasi dalla povertà grazie alla sua voce strepitosa.

2023, Pablo Larraín

Una voce per cui è diventata famosa, una voce per cui ha smesso di esibirsi nel momento in cui cinematograficamente la incontriamo. È una Callas depressa, rinunciataria, fragile come il vetro, quella che interpreta Angelina Jolie. Una donna (finalmente) anche spiacevole, a tratti respingente, eppure sempre abbracciata dall’amore incrollabile dei suoi fedelissimi collaboratori: il maggiordomo Ferruccio e la domestica Bruna. A interpretare il primo c’è Pierfrancesco Favino, in uno dei suoi ruoli più teneri in assoluto. Con una camminata affaticata lo vediamo spostare pianoforti, mentre Alba Rohrwacher nei panni di Bruna prepara pasti deliziosi che non verranno mai consumati dalla protagonista. Il corpo magro di Jolie, benché sempre ottimamente coperto dai costumi di Massimo Cantini Parrini, è funzionale a raccontare una donna che sceglie di farsi morire, rinunciando al cibo, come a tutto il resto. Nel frattempo vede e ricorda: le visioni sono alternate a memorie del passato, l’incontro e l’amore con Onassis, le esibizioni con applausi scroscianti, persino l’infanzia con la sorella (la interpreta Valeria Golino). Rivede di continuo tutta la sua vita, senza mai riuscire a guardare oltre il passato, tanto meno a risentire la sua voce.

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