martedì, Dicembre 3, 2024

Flowe, la banca digitale che sta ripensando il modo di farci pagare

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In uno scenario del genere rientrano anche le criptovalute. “Abbiamo ricevuto richieste da alcuni player di trading asset”, rivela Mazzoleni. “Quasi tutte le piattaforme offrono la possibilità di caricare denaro velocemente attraverso dei wallet. Alcune vogliono offrire la carta, per una duplice modalità: convertire automaticamente l’asset digitale in moneta corrente e abilitare gli arrotondamenti della spesa che poi generano piani di accumulo in asset digitali”, attraverso l’investimento automatico dei resti in bitcoin, ethereum e così via.

La partnership di Flowe con Subbyx

Intanto Flowe presenta il suo progetto con Subbyx, startup da 5,5 milioni di euro di raccolta in fase pre-seed e con un round in corso “più consistente” che sarà annunciato solo a gennaio, spiega il fondatore e ad, Filippo Rocca (al suo secondo giro sull’ottovolante dell’innovazione dopo essere uscito da Bandyer). “Portiamo la logica della subscription economy nel mondo fisico”, sintetizza il fondatore. Se con Nexflix e Spotify si paga un abbonamento per serie tv e musica, con Subbyx il fisso mensile serve a poter avere a disposizione, ad esempio, notebook, tablet e smartphone. “Oggetti che da sempre legati all’idea di acquisto che noi proviamo a portare nel mondo dei servizi”, dice il ceo che punta al breakeven con Ebita positiva già nel 2026.

Con Flowe, spiega, possiamo lavorare con i progetti di welfare aziendale e creare un circuito end-to-end direttamente con la piattaforma, per permettere ai dipendenti di utilizzare le risorse, date come benefit, per scontare gli abbonamenti Subbyx. In questo Flowe ci ha dato un’enorme mano perché ci permette di avere un circuito chiuso che non è soggetto ai costi di una transazione finanziaria”, ma che consente di risparmiare “almeno la metà” per ogni pagamento.

Subbyx conta oggi 6mila abbonamenti attivi, senza particolari campagne di marketing lanciate. “Il possesso di un bene porta all’obsolescenza, noi cerchiamo di proteggere l’utente da danni e usura, senza sprechi dal punto di vista economico e ambientale”, mette in luce Rocca. “Più del trenta per cento degli utenti sceglie un prodotto usato, quindi sta sostenendo la nostra tesi che un bene mantiene il suo valore nel tempo: noi dobbiamo per forza sostenere questa circolarità, che non è una parola vuota da greenwashing. Se non riusciamo a rigenerare e far circolare i prodotti, saltiamo: per questo ci teniamo parecchio sia alla sostenibilità finanziaria, che se si traduce nel poter scegliere senza vincoli, dare indietro il bene o cambiarlo, sia nella sostenibilità ecologica, perché diciamo se non ci fosse quella ambientale noi non potremmo avere il device per quattro-cinque anni sul mercato”.

Un modello di business in linea con Flowe che, fin dalla sua fondazione nel 2019, ha legato la sua presenza sul mercato alla sostenibilità (tanto da essere una B-Corp). Quello di Subbyx, chiosa infatti Mazzoleni, “è sicuramente un modello di utilizzo decisamente più sostenibile del classico e si sposa con il nostro sistema valoriale che punta a portare anche nel mondo dei pagamenti la logica della rigenerazione, dando la possibilità alle imprese di attivare campagne a tutela dell’ambiente”, in base a target prestabiliti.

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