sabato, Febbraio 15, 2025

Debito pubblico, tutte le prime volte di quello italiano

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Aumenta e aumenterà ancora, intanto però sfonda una soglia simbolo che dà la misura della posta in gioco: il debito pubblico italiano da novembre è di 3.005,2 miliardi di euro. A fare i conti è Banca d’Italia che ha certificato l’ennesima accelerazione: poco prima della fine dell’anno il debito delle amministrazioni è aumentato di 23,9 miliardi rispetto al mese precedente, quanto basta per superare i 3mila miliardi di montante complessivo.

Prestiti che in futuro si dovranno ripagare: una mazzata per le generazioni più giovani, costrette a vivere con un fardello sulle spalle pesantissimo, soprattutto alla luce delle nuove norme europee che impongono agli Stati di seguire un percorso di riduzione sostenibile dei debiti. Tradotto: nei prossimi anni ci saranno meno risorse per sostenere spese essenziali, perché buona parte del gettito incamerato dal fisco servirà per rimborsare i prestiti accumulati negli anni a botte di emissioni di titoli di Stato. Solo entro il 2025 bisognerà rimborsare bond per 250 miliardi di euro (meno dei 259 miliardi che restavano da pagare a fine 2022 e dei 262 al termine del 2023).

Bankitalia: il 30,5% del debito è all’estero

Bankitalia spiega che la vita media residua dei titoli di debito italiani in circolazione è rimasta stabile a 7,8 anni. Il 30,5% dei bond emessi dal governo sono nelle mani di stranieri non residenti, mentre famiglie e imprese non finanziarie possiedono il 14,3% delle obbligazioni di Stato. “La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è diminuita al 21,8 per cento (dal 22,1 per cento del mese precedente)”, fa sapere lo stesso istituto. La parte restante è poi nelle mani delle istituzioni finanziarie che operano nel paese, come banche e assicurazioni, che detengono quasi mille miliardi di debito pubblico.

Per disinnescare gli allarmi, Banca d’Italia rileva che “il debito pubblico in termini nominali presenta variazioni del suo valore da un mese all’altro solitamente al rialzo nel corso dell’anno” e che “il dato di novembre risulta aumentato anche per effetto di un ammontare non trascurabile di disponibilità liquide (soldi in cassa che non sono stati utilizzati, preferendo ricorrere all’indebitamento sui mercati finanziari, ndr).

Un poco invidiabile albo d’oro

I mille miliardi di debito pubblico erano stati toccati per la prima volta nel 1994, i duemila nel 2012. Palazzo Koch sottolinea tuttavia che “dal punto di vista economico, ciò che rileva per valutare lo stato di salute delle finanze pubbliche di un paese non è tanto il debito pubblico in termini nominali, quanto il suo andamento in relazione alla capacità del paese di fare fronte ad esso. Per questo motivo, solitamente il debito pubblico è espresso in rapporto al prodotto nominale. Solo per fare un esempio di una possibile discrepanza tra dinamica del debito in termini nominali e in rapporto al prodotto, in Italia nel triennio post-pandemico 2021-23 il debito nominale è aumentato di quasi 292 miliardi; in rapporto al prodotto interno lordo – viene rilevato – è sceso di oltre 19 punti percentuali”.

Per il 2024, il Piano strutturale di bilancio messo a punto dal governo ipotizza un debito pubblico oltre il 135,8% del pil, un valore più alto del 2023 (134,8%) e di tutti gli anni negli ultimi decenni ad eccezione del triennio funestato dal Covid-19 e dai suoi strascichi (nel 2020 era al 154,9%, poi 147,1% nel 2021 e 141,7% nel 2022 secondo l’Istat). E la strada da fare è tanta: sempre secondo l’esecutivo, si scivolerà al 120% solo nel 2038 e al 113% nel 2041. Quando un nato nel 2024 sarà a un passo dalla maggiore età.

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