venerdì, Febbraio 7, 2025

I videogiochi sono diventati troppo lunghi?

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Per i giochi single player o con un multiplayer più classico, invece, è sempre più difficile farsi notare in questo mare di uscite, se non si hanno le idee giuste e spesso anche un pizzico di fortuna, a meno di non appartenere a franchise ormai rodati – e anche in questo caso non è scontato il successo. Per questo motivo molti di questi titoli devono dimostrarsi più grandi e più ricchi di cose da fare rispetto ai loro concorrenti, anche se spesso si tratta solo di una longevità artificiale, creata solo per giustificare un costo di ormai 80 euro a gioco.

La tendenza però sembra stia iniziando a cambiare, pian piano, nel corso degli ultimi anni. Se ancora esiste una fetta dell’utenza che giudica, purtroppo in maniera erronea, il valore di un videogioco in base alla sua durata, senza valutare la qualità effettiva delle ore che vi si spendono, ci sono sempre più giocatori che preferiscono esperienze più brevi ma più intense.

Quando il videogioco Dying Light 2, uscito nel 2022, fu presentato vantando una durata che poteva toccare le 500 ore, molti giocatori si spaventarono di una tale mole, perché sapevano che era impossibile raggiungere le 500 ore in un gioco senza che questo diventasse ripetitivo o noioso, arrivando a considerare l’eccessiva durata un difetto. Techland, la software house responsabile del gioco, dovette correre ai ripari specificando che tutte quelle ore erano possibili se si finiva il gioco diverse volte con diverse scelte narrative che andavano a cambiare alcuni percorsi del titolo.

Tornando all’intervista di William Shen citata all’inizio, lo stesso ha poi aggiunto che proprio i giochi brevi stanno diventando sempre più popolari di recente, specialmente perché sono statisticamente finiti da più giocatori, che ne possono così discutere formando spontaneamente una community, cosa che nei tempi dei social è fondamentale per un titolo. L’esempio citato da Shen è l’horror Mouthwashing, che offre un’esperienza molto forte e coinvolgente in sole tre ore di gioco. Lo stesso successo di Astro Bot, poi, ne è un altro valido esempio, essendo questo un titolo completabile anche in meno di 10 ore.

Ubisoft / Ubisoft Quebec

Ciò non vuol dire che i videogiochi molto lunghi debbano sparire completamente, ma chi intende realizzarli dovrebbe farlo solo quando è sicuro che abbiano contenuti che ne giustifichino questa durata. Un Elden Ring, un The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom o un Baldur’s Gate 3 non sarebbero gli stessi se ridotti a 20 ore di gioco, perché riescono a coinvolgere il giocatore per tutte le tantissime ore che durano. Di giochi di questo livello e con una durata che supera le 100 ore ne esistono però davvero pochissimi che siano validi fino in fondo.

Una maggior brevità nelle esperienze di gioco in linea generale, sarebbe una soluzione ideale sia per l’industria videoludica che, come detto da Layden, potrebbe concentrarsi su esperienze di maggior qualità contenendo i costi eccessivi delle produzioni degli ultimi anni, sia per i giocatori, che potrebbero variare maggiormente i titoli giocati e, soprattutto, godere di videogiochi in cui ogni ora spesa ne valga veramente la pena.

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