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Breakfast club viene girato come un’intera, lunga unica sequenza, dove si parla di isolamento, violenza, ansia sociale e da prestazione, sesso, mentre il Preside Vernon (Paul Gleason) si dimostra insensibile, immaturo e egoista. Ancora oggi, è incredibile come a 40 anni di distanza Breakfast Club, girato quasi interamente in una biblioteca e costato solamente 1 milione di dollari, mantenga intatta la sua verità, a dispetto di quanto il mondo adolescenziale sia cambiato per composizione e natura. Il tema verrà completato ed è la vittoria di cinque identità che si sono accettate, che hanno legato, che hanno smesso di avere paura. “Ognuno di noi è un genio, un atleta, un caso disperato, una principessa e un criminale” scrivono “questo risponde alla sua domanda? Cordiali saluti, il Breakfast Club”. Breakfast Club si chiude con qualche bacio, sorrisi, John che alza il pugno in segno di vittoria mentre il sole tramonta sul campo da football, sicuro che il domani sarà un mondo migliore per lui e gli altri.
Dentro quel gesto si rivedrà un’intera generazione, la stessa che donerà a questo film un successo incredibile, 50 milioni di dollari dell’epoca. Breakfast Club avrà un impatto assolutamente unico non solo nel pubblico, ma anche per una marea di registi, autori, delineerà i topoi del genere da quel momento fino ai nostri giorni, diventerà patrimonio della pop culture fino ai nostri giorni. Verrà recuperato per stile narrativo e atmosfere da ogni serie tv uscita successivamente, da Dawson’s Creek a The O.C., da One Three Hill fino ad arrivare ad un fenomeno di costume come I Simpson o Futurama, arrivando ad influenzare la nuova narrazione cinematografica della black community degli anni ’90. Breakfast Club ha saputo parlarci della trasformazione dell’identità in quell’età, della timidezza che rende ogni passo incerto, della paura del giudizio degli altri, di quanto quegli anni poi, nella realtà, abbiano un impatto sul resto della nostra esistenza molto più profondo di quanto si pensi.
Il teen movie smise di essere un elenco di feste, sbornie e delusioni d’amore, diventò la crescita, la distanza generazionale, la depressione, la sessualità, l’amicizia, il futuro in bilico, la vita stessa. Breakfast Club sarebbe stato incluso nella Biblioteca del Congresso per la conservazione, ancora oggi è definito da molti il Quarto Potere dei teen movies. Senza John Hughes, senza quel cast magnifico, quei dialoghi e quelle lacrime, risate, non avremmo avuto Euphoria, Juno, Mean Girls, la saga di American Pie, Lady Bird o Eight Grade. Adornato da una colonna sonora diventata cult, Breakfast Club rimane un piccolo miracolo cinematografico. Non può che salire una profondissima malinconia nel riguardare questo film, che ci ricorda un dato fondamentale: essere giovani nel XX secolo probabilmente era molto più semplice e anche più libero. Non solo perché non c’erano cellulari o i social in giro, ma perché dominava quella subcultura giovanile, quella diversità, che oggi è completamente scomparsa.