giovedì, Marzo 27, 2025

Brave Business in a Bus, in Afghanistan c'è un incubatore per imprenditrici che si muove a bordo di un bus

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Si chiama Brave Business in a Bus, gira in Afghanistan ed è un incubatore di impresa realizzato all’interno di un bus. A renderlo particolare è il fatto di essere rivolto alle donne e il fatto che non stia mai fermo, ma si muova per le vie di Kabul. Esatto, la capitale di quell’Afghanistan tornata nelle mani dei talebani sul finire dell’estate 2021. Dietro a questo progetto c’è l’imprenditrice italiana Selene Biffi, impegnata nel paese ormai dal 2009.

Il progetto

“Il contesto è estremamente complesso, ma oggi in Afghanistan alle donne è permesso lavorare nella sanità e nell’istruzione primaria, così come di costituire un’impresa privata”, racconta a Wired l’imprenditrice brianzola. Ed è a queste ultime che si rivolge il progetto finanziato interamente dalla Fondazione Only The Brave. Non si tratta, beninteso, di un fenomeno di nicchia: Secondo Tolo News sono oltre 10mila le aziende guidate da una donna nel paese create negli ultimi tre anni”.

Poche, se si pensa che in Afghanistan si stima vivano più di 41 milioni di persone, tante se si tiene conto delle condizioni in cui vivono le donne afghane. Non è però una questione di numeri: “Aprire un’impresa resta una corsa ad ostacoli”, prosegue Biffi, “otto donne su dieci non sanno né leggere, né scrivere e solo il 7% di loro ha mai avuto accesso ad un conto bancario. Non esattamente la condizione ideale per chi vuole fare impresa.

Ma è esattamente qui che interviene Brave Business in a Bus. “È dal 2021 che, con She works for peace, diamo supporto alle donne che, per scelta o per necessità, aprono un’impresa. Lo abbiamo fatto ad esempio con un centralino che forniva aiuto su temi come il marketing, le vendita, la contabilità, l’accesso al credito, il design di prodotto. Un conto è l’assistenza telefonica, però, un altro quella fatta di persona.

Di qui la scelta di acquistare “un autobus vecchio di 15 anni, risistemato grazie alla collaborazione di un amico architetto”, che ora girerà per le vie e soprattutto le periferie della capitale afghana per incontrare le imprenditrici e aiutarle a superare le difficoltà quotidiane. Impossibile raggiungere tutto il paese: l’autobus è uno, la rete stradale è quella che è e soprattutto “ci sono regioni che restano isolate per la neve per diversi mesi l’anno”.

Il lavoro

Ma che dimensioni hanno le imprese femminili in Afghanistan? E di cosa si occupano? “Le attività sono diverse: dalla sartoria al ricamo, dall’agricoltura alla tessitura”. Rispetto alle dimensioni, “la maggior parte sono microimprese, con meno di 5 dipendenti. Ma abbiamo avuto modo di incontrare anche realtà con due o trecento addetti. E anche un’imprenditrice con 1.500 dipendenti che aveva bisogno di supporto tecnico per l’esportazione di prodotti tessili”.

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