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Le preghiere online sono servite. Che papa Francesco fosse un pontefice tecnologico si sapeva, aveva persino un social media manager. Ma c’è di più. Parliamo di un’app molto particolare, uscita direttamente dal Vaticano. Al posto del classico “mi piace” di tutti i social network, qui l’apprezzamento diventa un “Amen”; al posto dei classici messaggi qui si condividono preghiere online. L’applicazione si chiama “Click to Pray” (letteralmente “Clicca per pregare”) ed è un progetto della Rete mondiale di preghiera del papa (che include anche il Movimento eucaristico giovanile). Si tratta di una vera e propria comunità di preghiera digitale dove si possono condividere le proprie richieste con i fedeli sparsi in tutto il mondo. “È una proposta per costruire ponti tra le generazioni, dove si prega tutti insieme” si legge nella spiegazione sul sito ufficiale. Le preghiere cambiano continuamente e si basano sulle indicazioni che il papa di volta in volta.
Non c’è solo l’applicazione per smartphone ma anche la piattaforma online, disponibile in sette lingue (spagnolo, inglese, portoghese, italiano, francese, tedesco e cinese tradizionale), dove le indicazioni di preghiera vengono comunque veicolate attraverso le pagine social del “servizio” anche tramite Facebook, Twitter, Instagram e YouTube. Infine, se si volessero ricevere le preghiere anche via e-mail, ci si può iscrivere alla newsletter. Nel momento in cui scriviamo l’articolo tutto è ancora impostato come se Bergoglio fosse ancora in vita: la sezione profilo del pontefice è attiva (ferma ovviamente al suo ultimo giorno di vita) e le indicazioni sono quelle che ogni mese il vescovo di Roma pensava per i propri fedeli “digitali”. Ogni trenta giorni un messaggio e un video, comunicano il tema delle preghiere del mese in corso: quello di aprile riguardava le nuove tecnologie.
“A differenza di un social network gli utenti però non possono comunicare tra di loro, non hanno un profilo e non mandano messaggi privati – precisa Roberto Esposito, amministratore delegato di DeRev, società di strategia, comunicazione e marketing digitale – Esiste però una bacheca comune a tutti dove si possono proporre preghiere. Qui l’utilità principale è quella di fungere da promemoria per le preghiere: ogni fedele tramite l’app può impostare e ricevere notifiche. L’app suggerisce anche delle preghiere, in base al tema che si ha a cuore”. Che il Vaticano e la Chiesa siano stati maestri di comunicazione lo dimostra il fatto che sia l’unico “brand” in grado di sopravvivere duemila anni, adattando la propria comunicazione ai tempi per raggiungere più persone possibili: “Questo papa è vissuto nell’epoca perfetta per usare questi strumenti tecnologici, anche perché prima non esistevano. L’account papale su Twitter è stato aperto da Benedetto XVI nel 2012, poi è stato aperto il profilo ufficiale di Instagram. Non si è mai arrivati, però, su Facebook o Tik Tok, esclusa una piccola comparsata del papa sui social della casa editrice del suo libro. Bergoglio ha usato questo trampolino perfetto come strumento, ma ha anche scelto quando e come usarlo secondo il suo sentire. E non era scontato. Da questo punto di vista ha fatto uno sforzo, e lascia una Chiesa ben posizionata nel tentativo di parlare a tutti i fedeli del mondo attraverso le tecnologie, raggiungendoli ovunque”.