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India e Pakistan, timori per un’escalation. L’India ha lanciato un attacco missilistico contro presunte basi terroristiche in territorio pakistano. Lo scontro militare, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì nella regione contesa del Kashmir – un’area a maggioranza musulmana nel nord-ovest del subcontinente indiano –, ha provocato almeno sette vittime civili e decine di feriti secondo quanto riportato da Al Jazeera. L’operazione, condotta dalle forze armate indiane e denominata “Operation sindoor” (Operazione vermiglio), sarebbe stata una risposta all’attentato della scorsa settimana a Pahalgam che ha causato la morte di ventisette persone, principalmente turisti indiani. L’escalation tra le due potenze solleva gravi preoccupazioni nella comunità internazionale anche perché entrambi i paesi sono dotati di arsenali atomici.
Cosa è successo nelle ultime ore?
L’India ha colpito con missili di precisione quelli che ha definito “campi di addestramento terroristico” oltre la “Linea di controllo”, la frontiera de facto che divide il Kashmir indiano da quello pakistano. Il ministero della Difesa di Nuova Delhi ha dichiarato che l’operazione è stata condotta nel pieno rispetto del diritto all’autodifesa previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, mentre il Pakistan ha fermamente negato la presenza di campi terroristici nel suo territorio, condannando l’attacco come “un’aggressione non provocata contro la sovranità nazionale“. Secondo le autorità di Islamabad gli attacchi indiani hanno causato almeno 8 vittime tra i civili, tra cui un bambino di tre anni, e 35 feriti. I missili avrebbero colpito deliberatamente strutture civili, tra cui due moschee: una nella città di Muzaffarabad, capitale del Kashmir amministrato dal Pakistan, e un’altra situata in un seminario islamico alla periferia di Bahawalpur, nella provincia del Punjab. Nei giorni precedenti all’operazione, la tensione era già salita a causa di un intenso scambio di artiglieria lungo la Linea di controllo, con India e Pakistan che si accusavano reciprocamente di aver violato il cessate il fuoco in vigore dal 2021. L’escalation aveva già costretto migliaia di residenti delle aree di confine a lasciare le proprie case per rifugi temporanei.
Cosa ha condotto all’attacco dell’India contro il Pakistan?
L’attacco indiano è arrivato due settimane dall’attentato che ha colpito un gruppo di turisti a Pahalgam, un’importante meta turistica nella regione di Kashmir amministrata dall’India. L’esplosione, avvenuta il 22 aprile, ha provocato ventisei morti, in maggioranza turisti indiani, e numerosi feriti. Secondo quanto noto, un gruppo chiamato “The Resistance Front” (Trf), considerato da New Delhi come una costola dell’organizzazione terroristica Lashkar-e-Taiba con base in Pakistan, avrebbe rivendicato l’attacco, sebbene il governo di Islamabad abbia negato qualsiasi coinvolgimento e condannato l’attentato. Come documentato dalla Cnn, le autorità indiane hanno identificato tre sospetti, due dei quali sarebbero cittadini pakistani, e hanno imposto misure di sicurezza straordinarie in diverse aree del Kashmir amministrato dall’India, con centinaia di persone arrestate per interrogatori e la temporanea sospensione dei servizi internet mobili nella valle del Kashmir. L’attacco ha riacceso profondamente le tensioni mai sopite in una regione segnata dalla partition del 1947, quando il subcontinente indiano fu diviso tra India e Pakistan. Da allora, il Kashmir resta conteso: la popolazione a maggioranza musulmana, che vive sotto amministrazione indiana, in larga parte rivendica l’indipendenza o l’annessione al Pakistan.
Quanto è grave la minaccia nucleare?
La dimensione più allarmante dell’attuale scambio di ostilità risiede nel fatto che India e Pakistan sono entrambe potenze nucleari, con arsenali in continua espansione. Secondo Time Magazine, il Pakistan ha esplicitamente rifiutato di adottare una politica di “no first use“, riservandosi il diritto di utilizzare armi nucleari anche in risposta a un attacco convenzionale su larga scala, considerata la superiorità militare indiana. Il governo pakistano ha dichiarato che considererà qualsiasi azione militare indiana come “un atto di guerra“, alimentando i timori di un potenziale uso di armi tattiche nucleari in caso di escalation. Gli esperti di sicurezza internazionale sono particolarmente preoccupati per il fatto che entrambi i paesi stanno sviluppando missili a corto raggio capaci di trasportare testate nucleari, abbassando pericolosamente la soglia per un loro potenziale utilizzo; peraltro, la mancanza di canali di comunicazione diretti tra i comandi militari aumenta il rischio di errori di valutazione o decisioni precipitose in momenti di alta tensione.
Qual è l’impatto sulla popolazione civile?
L’escalation militare sta avendo conseguenze devastanti sulle comunità che vivono lungo la Linea di dontrollo. Secondo Al Jazeera, oltre 1.500 scuole religiose sono state chiuse nel Kashmir amministrato dal Pakistan e migliaia di famiglie stanno preparando rifugi sotterranei in previsione di nuovi attacchi. Nel versante indiano, il coprifuoco e le restrizioni di movimento hanno paralizzato l’economia locale, con il settore turistico – vitale per la regione – completamente azzerato dopo l’attacco di Pahalgam. La Cnn riporta testimonianze di civili intrappolati tra i due fuochi, impossibilitati a fuggire e con accesso limitato a cibo, medicine e comunicazioni a causa del blocco di internet importo dall’autorità indiana. Le organizzazioni umanitarie hanno lanciato l’allarme per la situazione dei rifugiati che aumentano ogni giorno: i continui scambi di fuoco lungo la Linea rendono difficile per gli operatori umanitari raggiungere le aree più colpite.
