martedì, Settembre 9, 2025

Una startup tedesca che gestisce case continua a crescere. Anche in Italia

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Da Genova a Berlino, passando per Dublino. È la storia di Luca Bovone, genovese classe 1991 con un passato in Dropbox, che nel 2017 ha fondato la sua Habyt proprio nella capitale tedesca, con l’obiettivo di diventare il principale player in Europa nel settore del co-living. Dopo cinque anni, oggi Habyt annuncia l’acquisizione della startup italiana Roomie, che gestisce attraverso una piattaforma tecnologica 800 unità immobiliari in Italia, principalmente a Milano. Con questa mossa la scale-up di Bovone arriva a circa 7.000 alloggi gestiti nelle principali città europee tra Germania, Spagna, Olanda, Italia, Portogallo e Francia.

“L’acquisizione di Roomie rientra perfettamente nel nostro piano di crescita – racconta a Wired Luca Bovone, ad e fondatore di Habyt, azienda il cui valore di mercato è oggi stimato intorno ai 300 milioni di euro -. Da luglio 2020 siamo partiti con una strategia di consolidamento attraverso sinergie e acquisizioni, che ci ha permesso di scalare, crescendo moltissimo. Abbiamo iniziato con l’acquisto di Goliving a luglio 2020, per poi proseguire con Erasmo’s Rooms, Quarters e Homefully. Ora è il momento di Roomie e in quanto italiano sono davvero molto felice di questo traguardo”.

Luca Bovone ad e founder di Habyt società che ha fondato a Berlino nel 2017

Luca Bovone, ad e founder di Habyt, società che ha fondato a Berlino nel 2017

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Roomie è stata fondata nel 2016 da due altri giovani imprenditori italiani: Filippo Ronfa e Alessandro Urbani. L’acquisizione è per loro una exit milionaria a doppia cifra, ma l’importo esatto è top secret. In ogni caso, entrambi rimarranno all’interno della nuova società con ruoli manageriali: general manager Ronfa e head of expansion Urbani.

“Il passo gestionale di Filippo e Alessandro è uguale a quello di Habyt. Il loro obiettivo sarà continuare a guidare la crescita in Italia – ha dichiarato Bovone -. Basta pensare a quello che hanno costruito finora in Italia e come hanno reagito con efficacia alle difficoltà imposte dalla pandemia”.

Già, la pandemia. Certamente un grosso problema per un modello di business costruito sull’offerta di affitti temporanei di appartamenti o singole stanze, all’interno di edifici dove gli spazi condivisi sono un’asse portante dell’esperienza.

“Nel 2020, all’inizio della pandemia, abbiamo registrato una flessione di circa il 20% nel numero degli alloggi affittati – racconta Bovone -. Ma terminata l’emergenza iniziale, direi che Habyt è riuscita a reggere il mercato meglio di altri, come per esempio gli hotel tradizionali o Airbnb. Questo perché noi non lavoriamo su un target turistico. In genere chi sceglie di vivere in un nostro alloggio, sta cercando una casa vera e propria, anche se temporanea. La gran parte dei nostri clienti sono nella fascia d’età 25-35 anni: studenti, neo-laureati, dottorandi o giovani manager. Persone che si spostano in una nuova città per lavoro o per studio e che cercano una soluzione di affitto semplice, ben curata e chiavi in mano. Mediamente un affittuario rimane da noi circa 8 mesi. Inoltre, anche in questi ultimi due anni, la possibilità di avere spazi comuni all’interno dei nostri edifici e di poter fare vita di comunità è stata molto apprezzata, perché così molte persone non si sono sentite sole e isolate”.

Filippo Ronfa e Alessandro Urbani di Roomie

Filippo Ronfa e Alessandro Urbani di Roomie

Spiegando perché cinque anni fa ha deciso di fondare Habyt in Germania e non in Italia, Bovone racconta: “Ho sempre viaggiato molto sia per studio sia per lavoro e prima di fondare Habyt ho lavorato tre anni per Dropbox in Irlanda. Quando ho deciso di fondare la mia startup ho subito pensato a Londra oppure a Berlino: due città nelle quali ci sono moltissimi expat e studenti, esattamente il target che volevo raggiungere. Però nel Regno Unito c’era appena stata la Brexit, per cui sono volato in Germania. Là ho ottenuto i miei primi 50mila euro per aprire la società: sono bastati due meeting e una presentazione in Powerpoint. Da italiano avevo anche pensato di partire dall’Italia, ma sono sicuro che lì avrei avuto molta più difficoltà a trovare i primi investitori. Però la storia di Roomie dimostra che le idee giuste possono nascere e crescere anche da noi”.

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