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Tutto parte da Steven Grant, impiegato del gift shop di un museo londinese, goffo, paurosissimo e piuttosto asociale, col pallino dell’egittologia e con l’abitudine di raccontare le proprie sventure a una statua vivente che, dovendo fare il proprio lavoro in un parco, puntualmente non gli risponde. Grant è tormentato da sogni vividissimi, in cui veste invece i panni di un valoroso avventuriero americano di nome Marc Spector. Pian piano Grant scopre che il suo disordine di personalità è più concreto di quanto potesse immaginare, poiché Spector è proprio una persona distinta che vive nel suo corpo, tra l’altro a sua volta incarnazione del dio lunare egizio Khonshu (che in originale ha la voce di F. Murray Abraham). Quando Grant non è cosciente, Spector s’impossessa del suo corpo e si trasforma nel potente Moon Knight, a volte addirittura in una forma alternativa chiamata Mr. Knight.
Complicato, vero? La serie gioca proprio su questa identità continuamente frammentata, su un punto di vista incessantemente labirintico, anche se tutto è poi ricondotto e unificato nella figura stessa di Isaac: “Per me è stata l’opportunità di fare qualcosa di completamente diverso, soprattutto all’interno dell’Mcu, e di concentrarmi davvero sul conflitto interno di questo personaggio. Volevo creare questo personaggio insolito, indelebile, soprattutto con Steven Grant”, ha raccontato l’attore presentando la serie ai giornalisti. La sfida, soprattutto con quest’ultimo, era quella di dargli una caratterizzazione peculiare ma anche credibile, molto British: “Cosa avrebbe fatto Peter Sellers se fosse stato contattato per un progetto Marvel? Così ho iniziato a pensarci, e sono finito al Karl Pilkington di Scemo di viaggio. E non tanto per l’accento, piuttosto perché ha un senso dell’umorismo per cui non sai dire che è consapevole di essere divertente oppure no”.
Al di là dell’azione concitata e dello scavo psicologico anche drammatico, infatti, questa riesce a essere una serie piuttosto comica, spesso in modi inaspettati: “Gli Egiziani sanno essere divertenti nelle situazioni più tragiche, anche nei funerali di solito facciamo battute”, racconta Mohamed Diab, regista dei primi episodi: “Sentivo che c’era un tono alla Marvel ancora prima di iniziare. Poi Oscar l’ha portato in una direzione ancora differente”. Il compito più arduo per Isaac era proprio far dialogare queste due anime, quella involontariamente comica di Grant e quella “torturata, da giustiziere oscuro” di Spector: “Per prima cosa ho assoldato mio fratello Michael Hernandez per fare il mio alter ego”, svela l’attore: “Recitava la parte di Steven o di Marc, facendo gli accenti e tutto, ed era utile avere accanto qualcuno che non solo è uno straordinario attore ma anche che condivide il tuo stesso dna. Non pensavo che fosse così complicato però decidere quale parte girare prima e poi bloccarla completamente per passare all’altra“.