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Ma per completare il processo ci vuole tempo, anche perché vanno rafforzate le competenze in loco. Finora, a essere spostate sono soprattutto le produzioni meno avanzate, come quella che riguarda gli iPhone in alluminio, che vengono fabbricati da 15 anni in Cina. Bisogna anche poi aumentare la penetrazione del mercato indiano. Per fare un paragone, oggi Apple conta solo l’1% delle vendite di smartphone nel paese, al contrario del 22% di quelle in Cina secondo i dati dell’ultimo trimestre del 2022. La crescita economica e il trend demografico, con l’India che dovrebbe sorpassare la Cina come paese più popoloso al mondo già nel 2023, dicono però che i margini di miglioramento sono enormi. Serve però un ambiente fiscale e normativo più accogliente.
Il pressing di Apple per una riforma del lavoro in India
Non è forse un caso che durante la sua nuova trasferta indiana, Cook dovrebbe incontrare il premier Narendra Modi. Apple chiedere una modifica delle leggi sul lavoro per andare incontro al desiderio indiano di attrarre più produzione tecnologica ad alto valore. In particolare, Apple e i suoi fornitori spingono sul governo statale e su quelli locali per rendere più flessibili i turni di lavoro in fabbrica, portandoli in linea a quelli in vigore in Cina. La sensazione è che Nuova Delhi sia per una volta più permeabile alle richieste esterne, in ordine a rendere più vicini i suoi obiettivi economici, tecnologici e strategici. Alcuni stati come il Karnataka e il Tamil Nadu sono già vicini ad attuare delle riforme locali, in grado di renderli importanti hub produttivi.
Al di là delle considerazioni politiche, a incidere sull’attrazione per l’India (ma anche per Vietnam e Thailandia sulla produzione di MacBook) c’è anche quanto successo nel 2022 quando, a causa delle restrizioni anti Covid allora ancora in vigore, Foxconn ha dovuto affrontare proteste di massa dei suoi operai a Zhengzhou, la città della Cina orientale dove viene prodotto il 60% degli iPhone. Risultato: il fatturato trimestrale di Apple nei tre mesi fino a fine dicembre è calato per la prima volta in tre anni e mezzo.
Rafforzando la propria presenza in India, allo stesso tempo Apple non ha intenzione e soprattutto non può permettersi di mollare la Cina. Per questo vanno salvaguardati anche i rapporti con Pechino. A fine marzo, Cook è arrivato in visita a sorpresa a Pechino per partecipare al China Development Forum. “Apple e la Cina sono cresciute insieme e questo è stato un rapporto simbiotico“, ha dichiarato. Ammissione di quanto sia difficile staccarsi dal mercato cinese, dove Cupertino è entrata esattamente 30 anni fa. Nel suo discorso al forum, Cook ha elogiato i progressi tecnologici cinesi e gli ultimi sviluppi su intelligenza artificiale e realtà aumentata, alcuni dei settori ritenuti cruciali dalla Casa Bianca nella competizione con Pechino.
Le tensioni tra Cina e India
A rendere tutto più delicato non solo la contesa tecnologica e strategica tra Usa e Cina, ma anche la tensione tra quest’ultima e l’India. Non solo sul fronte commerciale, ma anche quello strettamente geografico, vista l’irrisolta disputa sul confine conteso. Lo scorso dicembre ci sono stati nuovi violenti scontri e di recente il governo indiano ha definito la situazione “fragile e pericolosa”. Entrambi i paesi hanno ripreso a costruire strade e infrastrutture non lontano dalla frontiera, mentre la Cina ha elevato lo status di due città lungo il confine.
Non solo. Pechino ha cambiato denominazione ad alcuni luoghi rivendicati dal governo cinese come parte del Tibet meridionale ma attualmente amministrati dall’India. Una reiterazione di sovranità in una zona non così lontana da dove viene ospitato da decenni il Dalai Lama in esilio. E sulla cui successione si aprirà una partita che difficilmente non vedrà la partecipazione, quantomeno in un ruolo da comprimario, anche dell’India. Un contesto che rende saggio per Apple procedere con grande attenzione, senza dare adito a una politicizzazione delle sue mosse.