venerdì, Settembre 12, 2025

Twitter, gli ultimi guai: sfratto e violazione del copyright

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Ancora guai per Twitter, che continua a scivolare lentamente verso il suo inesorabile declino. Secondo quanto riportato da TechCrunch, l’azienda è stata appena sfrattata dal suo ufficio di Boulder (Colorado) dopo tre mesi di affitto non pagato. Un insoluto di oltre 75.000 dollari, che ha convinto il proprietario del locale a trascinare la società in tribunale, dove ha incontrato il consenso del giudice, che ha imposto a Twitter di lasciare l’ufficio entro – e non oltre – la fine di luglio. A quanto pare, la compagnia di Musk avrebbe utilizzato un credito di 968.000 dollari, risalente al 2020, per pagare l’affitto dell’ufficio. Ma, una volta esaurito, non avrebbe effettuato alcun pagamento. In ogni caso, la sede di lavoro di Boulder risulta ancora attiva, ma è abbastanza chiaro che presto i suoi 150 dipendenti dovranno trovare un posto nuovo dove lavorare.

A quanto pare, però, questa non è la sola causa che cita in giudizio Twitter in Colorado. Di recente, infatti, un’azienda di pulizie si è scagliata contro la società di Musk per il mancato pagamento di un totale di quasi 100.000 dollari per i servizi resi. E questo non fa altro che peggiorare la situazione in cui si trova la compagnia, che da mesi subisce duri colpi alla sua integrità per via delle scelte di Elon Musk. A questa condizione già difficile, poi, c’è da aggiungere anche la causa intentata dalla National Music Publishers’ Association (NMPA), che accusa Twitter di aver contribuito alla diffusione di “innumerevoli copie illecite di composizioni musicali, violando i diritti esclusivi degli editori e di altri ai sensi della legge sul copyright”. Tra queste ci sarebbero ben 1700 brani che gli editori hanno più volte inserito in annunci di violazione rivolti alla piattaforma, che non avrebbe fatto altro che ignorarli.

E per quanto la questione sembrerebbe risalire a un momento antecedente all’acquisizione di Twitter da parte di Musk, anche se gli editori hanno chiaramente citato alcuni tweet dell’imprenditore nella causa contro la società. Più volte, infatti, ha palesato pubblicamente la sua disapprovazione verso la DMCA, la legge statunitense che regola l’uso illegale dei materiali protetti da copyright, definendola addirittura “una piaga per l’umanità”. Indipendentemente da quello che dichiara il suo CEO, sembrerebbe proprio che la piattaforma abbia volutamente accettato contenuti accompagnati da brani musicali che violavano il copyright pur di aumentare la quantità di tempo che gli utenti trascorrono sulla piattaforma. E questo è un problema a cui toccherà (forse) porre rimedio al nuovo CEO Linda Yaccarino.

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