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Le dieci bufale contenute nei 250 post virali provenivano al 74% da utenti verificati. Da sole, queste dieci affermazioni hanno raccolto qualcosa come quasi 1,35 milioni di interazioni (sommando quindi like, risposte e repost), raggiungendo un pubblico di cento milioni di potenziali utenti in appena una settimana. Quanto emerge dall’indagine sembra l’ennesima prova che i criticati bollini blu a pagamento non solo possono prestare il fianco a furti d’identità, ma sono molto efficaci anche per accelerare la circolazione più o meno voluta delle fake news.
Le Note funzionano tardi e male
A gettare ulteriore benzina sul fuoco c’è anche la scarsa reattività delle cosiddette Note della Comunità tanto care a Elon Musk. Nate per combattere le fake news in modo partecipativo, hanno funzionato solo in parte, con commenti pubblicati in soli 79 dei 250 post con misinformazione rilevati. Calcolatrice alla mano, trattasi del 32% dei casi, quindi meno di un terzo dei contenuti hanno ricevuto un fact-checking dagli utenti.
Non solo X
NewsGuard ha sottolineato infine come le informazioni false o non comprovate sulla guerra fossero presenti anche sui vari Facebook, Instagram, TikTok e Telegram. Tuttavia, si è scelto di dedicarsi a X per mettere alla prova le soluzioni adottate dal social di Musk per la moderazione dei contenuti, e anche perché le fake news sfruttano proprio l’ex-Twitter come canale originario di diffusione.