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Nelle carceri italiane il numero dei detenuti è superiore del 34,3% a quello dei posti effettivamente disponibili. Che è come dire che dove dovrebbero stare tre detenuti ne sono rinchiusi quattro. Per approfondire, Wired è tornata ad analizzare i dati relativi ai singoli istitituti di pena italiani.
Gli snodi dell’indagine
La denuncia dell’associazione Antigone
A fine giugno 2025, secondo il report semestrale dell’associazione Antigone, che si occupa della situazione negli istituti di pena nazionali, le persone detenute nelle carceri italiane erano 62.728. La capienza regolamentare degli istituti di reclusione è pari a 51.276 posti, il che significa che c’erano 11.452 detenuti più del previsto. Ma non è tutto: alla stessa data, c’erano 4.559 posti non disponibili nelle celle italiane. Il che significa che c’erano 16.011 detenuti più di quanto le carceri non potessero accoglierne. Di qui il 34,3% di persone rinchiuse oltre la capienza.
Il report racconta di come nel 35,3% delle celle non sia garantito uno spazio minimo di 3 metri quadrati per detenuto. E di come le condizioni di vita peggiorino durante i mesi estivi: a San Vittore, si legge nel report, “le temperature raggiungono i 37 gradi ai piani più alti. L’unico modo per avere un ventilatore è acquistarlo autonomamente al costo di 30 euro”. Un tema analogo a quello sollevato dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, rinchiuso per non aver rispettato i termini per la detenzione domiciliare cui era stato condannato per finanziamento illecito e traffico di influenze illecito.
La situazione, carcere per carcere
Per analizzare la situazione nei singoli istituti di pena, Wired si è affidata ai dati che l’associazione onData estrae dal sito del ministero della Giustizia. E che l’associazione che si batte per diffondere la cultura degli open data pubblica sulla propria pagina GitHub. La situazione è quella rappresentata nel grafico sottostante.
Ogni punto rappresenta un istituto di pena, le dimensioni la distanza tra la capienza prevista e quella effettiva: se il punto è rosso, significa che c’è un sovraffollamento, se è nero i numeri indicano che in quell’istituto di pena sono presenti spazi disponibili.
Il fallimento delle politiche governative
A parlare di fallimento del decreto Carceri, legge approvata dal governo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel luglio dello scorso anno, è la stessa Antigone. Questo perché, si legge nel report, non è stato adottato l’elenco di quelle strutture che avrebbero potuto accogliere i detenuti inseriti in un percorso di reinserimento sociale. Ovvero i detenuti con una pena residua inferiore ai 3 anni, che ad oggi rappresentano il 38,2% del totale dei detenuti.
Ma soprattutto non si sono visti gli effetti della nomina del Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria. In carica fino al 31 dicembre 2025, entro quella data deve realizzare spazi per accogliere 7mila detenuti. Ma nel primo anno di attività ne ha costruiti solamente 42: ne mancano all’appello, secondo Antigone, 6.958.
Un incarico che con il piano carceri approntato in questi giorni dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, viene prolungato al 2027. Ma, come riporta Avvenire, entro il 2025 saranno aggiunti solo altri 1.472 posti. Ovvero meno di un decimo di quelli che sarebbero necessari per dichiarare risolto il problema del sovraffollamento delle carceri.
Le soluzioni alternative
Ma oltre a costruire nuove celle, come è possibile affrontare il problema del numero dei detenuti nelle carceri? Detto che amnistia e indulto sono due termini dei quali la maggioranza di destra non vuol sentir parlare, “una possibilità è quella di approvare la legge Giachetti [Roberto, deputato di Italia Viva, ndr] che prevede di aumentare da 45 a 60 giorni per ogni sei mesi di detenzione lo sconto di pena legato alla buona condotta”. A ricordare la proposta, che di recente ha ricevuto un appoggio anche da parte dell’Associazione nazionale magistrati, è l’avvocato Alessandro Gargiulo, vicepresidente dell’associazione Movimento Forense.