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Un americano interpreta un russo in un film tratto da uno scrittore italiano diretto da un francese L’inizio di una barzelletta? No, Il mago del Cremlino, nuovo film di Olivier Assayas appena presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Nei panni di Vladimir Putin troviamo un Jude Law che fa sfoggio di tutta la sua bravura e il suo trasformismo nell’evocare un leader politico attualmente vivente – espressioni, camminata, è perfetto in ogni aspetto – e nel recitare molto in sottrazione, sotto la maschera di gelo propria di un personaggio storicamente abituato ad agire nelle retrovie, finché non diventa capo del governo, a modo suo. È proprio questo modo, manipolatorio, inquietante e implacabile, che mira a raccontare Assayas attraverso una storia peculiare e meno conosciuta, tratta dal romanzo di Giuliano da Empoli che dà il titolo al film.
carole bethuel
Il mago del Cremlino è la storia di Vadim Baranov, perfettamente interpretato dallo stakanovista Paul Dano (gli avete mai visto sbagliare un ruolo?), un ex artista esperto in comunicazione televisiva che diventa il braccio destro di Putin e lo spin doctor brillante della nuova Russia. Siamo nei primi anni Novanta, e Assayas non manca di ricordare la fame di vita – e di potere – dopo il crollo dell’Urss. Tutto diventa improvvisamente lecito, pur di ottenere sempre più potere, compresa la compravendita delle opposizioni, anche le fasce più estremiste (in una delle scene più belle e simboliche del film). Alicia Vikander interpreta la donna di Baranov, l’artista Ksenia, uno spirito libero e un personaggio complesso, dalle mille sfaccettature. Un ruolo esplosivo che Vikander fa suo, regalando una delle performance più camaleontiche della sua carriera.