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Un forte terremoto ha colpito l’Afghanistan il primo settembre. Nella notte di lunedì 1 settembre un sisma di magnitudo 6.0 della scala Richter ha colpito l’Afghanistan orientale, con epicentro nella provincia di Kunar, nei pressi della città di Jalalabad. La scossa, registrata a una profondità di circa 8 chilometri, ha devastato interi distretti e causato una catastrofe umanitaria di proporzioni crescenti.
Il conto delle vittime, in costante aggiornamento da parte delle autorità afghane, è di 800 morti e di 2.500 feriti, secondo l’ultimo bollettino rilasciato dai talebani.
Che cosa sappiamo
Le zone più colpite
Le aree che hanno riportato i danni maggiori sono i distretti di Nur Gul, Soki, Watpur, Manogi e Chapadare nella provincia di Kunar, mentre anche la vicina provincia di Nangarhar ha registrato pesanti conseguenze. Particolarmente critica la situazione nella valle di Mazar, nel distretto di Norgal (Kunar), una zona montuosa che risulta tra le più distrutte dall’evento sismico. L’epicentro si colloca nella fascia montuosa in prossimità del confine con il Pakistan.
Vittime e feriti
Il bilancio provvisorio delle autorità talebane parla di oltre 800 vittime accertate. I feriti sono circa 2.500, molti dei quali in condizioni gravi. Le autorità locali avvertono che il numero delle vittime è destinato a salire a causa delle difficoltà di accesso alle aree più remote, dove i soccorsi faticano a raggiungere interi villaggi isolati da frane e smottamenti.
Appelli e aiuti internazionali
Le autorità talebane hanno rivolto un appello urgente alla comunità internazionale e alle organizzazioni umanitarie, chiedendo supporto immediato e l’invio di elicotteri per i soccorsi aerei, poiché molte strade risultano impraticabili a causa di frane e inondazioni.
Intanto, squadre di emergenza con personale medico sono state inviate nelle province più colpite, soprattutto a Kunar, mentre migliaia di volontari locali si sono mobilitati per donare sangue e prestare assistenza ai feriti.
Le difficoltà nei soccorsi
Il terreno montuoso e le condizioni precarie delle infrastrutture stradali stanno ostacolando pesantemente le operazioni di soccorso. Interi villaggi risultano ancora inaccessibili, alimentando i timori di un bilancio ancora più drammatico.
Organizzazioni internazionali e paesi partner sono stati sollecitati ad attivare aiuti d’urgenza non solo per i soccorsi immediati, ma anche per la futura ricostruzione delle zone devastate.
Il precedente
Un terremoto altrettanto devastante aveva colpito le stesse zone nel 2023. Il sisma di magnitudo 6.6 era stato registrato alle 17.57, ora italiana, al confine tra Afghanistan e Pakistan, come riferisce l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, a una profondità di 179 chilometri. L’epicentro si trovava nella catena montuosa dell’Hindu Kush.