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Sa aspettare Sollima, ora a Venezia con l’anteprima della serie Il Mostro, è uno stile di regia che ha sviluppato negli anni. All’inizio era il contrario, quando ha scavalcato dalle serie televisive per canali generalisti nel mondo della televisione a pagamento con Romanzo criminale, quello che impressionava tutti era lo stile dinamico mai visto nella tv italiana. Specialmente nella serialità criminale. Negli anni invece ha iniziato a rallentare sempre di più, trovando modi diversi di gestire il ritmo, senza essere un forzato della velocità, e usando svolgimenti più compassati per aumentare la tensione, creare le atmosfere. Che poi nel genere che frequenta di più, quello criminale, sono tutto. Il Mostro è l’apice delle atmosfere.
La prima stagione della serie, fatta di quattro episodi, è stata presentata alla Mostra del cinema di Venezia, e uscirà su Netflix il 22 ottobre. È un pezzo grandissimo di cinema italiano, una forma di sperimentazione molto commerciale (del resto non c’è niente di più commerciale in Italia della storia del mostro di Firenze) sulle nuove maniere di fare true crime nella serialità. Il Mostro è una serie in cui non c’è niente di inventato, ma tutto quanto è preso dagli atti dei processi e dalle indagini. Colori dei vestiti, carta da parati, mobilio, musica che esce dalla radio e ovviamente tutti i dialoghi. Delle scene di omicidio in particolar modo si sa così tanto che non c’è bisogno di inventare niente, nemmeno le posizioni delle persone nelle scene. E siccome non c’è niente di inventato non somiglia alle solite serie.
