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Nel 2018 se l’era vista peggio, con 4,3 miliardi, ma comunque picchia duro la multa contro Google da quasi 3 miliardi di euro che la Commissione europea ha appioppato per il predominio di Big G nel mercato della pubblicità digitale. Venerdì 5 settembre Bruxelles ha sanzionato il colosso delle ricerche con una sanzione da 2,95 miliardi con l’accusa di aver violato le norme europee sulla competitività online, favorendo i suoi servizi pubblicitari a scapito dei suoi concorrenti.
La Commissione ha imposto a Google di cessare immediatamente le pratiche anti-concorrenziali e ha dato all’azienda 60 giorni di tempo per restituire a Bruxelles un piano di azione con cui rimettersi nell’alveo delle regole comunitarie. Ma la multinazionale minaccia ricorsi e annuncia che farà appello contro la sanzione, che considera ingiustificata.
Per il colosso del digitale è una settimana da dimenticare. Aveva appena finito di stappare bottiglie dopo che negli Stati Uniti ha scongiurato la necessità di vendere il suo motore di ricerche, Chrome, per ovviare al monopolio illegale che detiene nel settore delle ricerche online, che dalla Francia è arrivata una batosta. L’azienda si è vista appioppare una sanzione di 325 milioni di euro dall’autorità francese per il controllo della privacy (Cnil – Commission nationale de l’informatique et des libertés) per violazione dei cookie e per non aver chiuso la porta ad annunci pubblicitari indesiderati agli utenti Gmail transalpini.
Ma anche in madrepatria hanno calato la mannaia. Con una multa da 425,7 milioni di dollari (circa 365 milioni di euro) da parte del tribunale federale di San Francisco (Usa). In questo caso l’accusa è quella di non aver adeguatamente protetto la privacy di 98 milioni di utenti statunitensi, continuando a raccogliere informazioni sensibili e personali nonostante la disabilitazione del consenso a tale pratica
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