Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Quando vi diranno che fare un esame medico è facile come mangiare una caramella, credeteci, perché sarà presto letteralmente così. Nei laboratori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) si sta infatti lavorando alla caramella diagnostica: un dispositivo per analisi mediche perfettamente funzionante appena ingerito e digeribile dopo l’uso. Tutto ciò è possibile perché tra tutti i materiali commestibili, per realizzarla sono stati scelti quelli con le proprietà elettroniche che la rendono in grado di misurare parametri legati alla salute di una persona, trasmettendoli poi all’esterno.
Che sapore hanno? Lo si può scoprire nella prima puntata di Un giorno mangeremo robot. Questo podcast di Wired, in collaborazione con Iit (Istituto italiano di tecnologia), è stato realizzato con il supporto del programma Marie-Curie Fellowship Edisens. La caramella diagnostica è nata proprio in questo ambito e il ricercatore Valerio Annese che lo guida e che ci sta lavorando, racconta in prima persona come è fatta e come funziona.
Come funziona
Tra gli ingredienti di questo dispositivo per test medici commestibile ci sono le stesse foglie d’oro e argento usate anche in gastronomia ma anche sostanze ricavate dai crostacei, come il chitosano, e poi acido caffeico, il pigmento blu del dentifricio a molto altro. Per trasmettere i parametri misurati nel corpo verso l’esterno si sfrutta la natura di conduttore ionico dell’acqua presente in grandi quantità in ogni corpo umano. Finito il proprio compito, la caramella per test medici sparisce, digerita come qualsiasi altro alimento, senza produrre alcun rifiuto.
Questa invenzione presenta vantaggi sia medici, sia sociali che ambientali. Dal punto di vista sanitario rende esami e test diagnostici molto più veloci e realizzabili in qualsiasi luogo sia possibile mangiare una semplice caramella. Per i bambini diventa quasi divertente sottoporsi a esami medici, per gli anziani e le persone con disabilità più comodo e semplice. Usata al posto di numerosi dispositivi medici monouso, inoltre, la caramella diagnostica potrebbe contribuire anche a ridurre l’alto impatto ambientale del settore medico.
“Applicando la stessa logica della caramella diagnostica, questi biosensori si possono inserire in microrobot commestibili, robot intelligenti e capaci di percepire l’ambiente e di agire in maniera autonoma – spiega poi Annese – Un altro aspetto da evidenziare è che le tecnologie sviluppate con Edisens sono anche commestibili ma anche compostabili. Ciò significa avere sensori che se usati per un monitoraggio dell’ambiente, non lo inquinano, e se inseriti in un alimento per tracciarne la filiera, non lo contaminano”
Ai microfoni di Un giorno mangeremo robot ci sono Valerio Annese, ricercatore, e Marta Abbà, giornalista scientifica, con il coordinamento editoriale di Luca Zorloni. In regia Daniele Anniverno e Riccardo Indelli, il montaggio è di Giulia Rocco. Il podcast è stato realizzato con il supporto di Edisens (grant agreement n. 101105418), un progetto di ricerca finanziato dallo schema Marie Skłodowska-Curie Actions, nell’ambito del programma Horizon Europe dell’Unione Europea.