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Un tempo simbolo di purezza incontaminata, il fiume Salmon in Alaska rappresentava l’immagine stessa della natura artica intatta. Oggi, però, questo fiume scorre arancione e ed è diventato inquietante emblema della crisi climatica.
Dal 2019, infatti, gli scienziati hanno osservato un progressivo e sorprendente cambiamento: prima le acque hanno assunto una sfumatura giallastra, poi un arancione sempre più intenso. Ma il colore non è che il segnale visibile di una trasformazione ben più profonda e preoccupante. Nel fiume e nei suoi affluenti, insieme all’acqua, oggi scorrono quantità pericolose di metalli tossici, liberati a causa dello scioglimento del permafrost. A pagare il prezzo di quello che possiamo definire un avvelenamento è la fauna acquatica.
Un allarme crescente
Secondo quanto riportato in un recente studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Science (Pnas), il disgelo del permafrost artico starebbe liberando metalli fino ad ora rimasti intrappolati nel terreno ghiacciato. Ferro, rame, cadmio, zinco, nichel e alluminio si diffondono così nei corsi d’acqua, compromettendo la vita degli ecosistemi fluviali e rendono il fiume arancione.
Il problema non è nuovo, già nel 2024 i ricercatori avevano segnalato almeno 75 corsi d’acqua nei pressi della catena montuosa Brooks Range che avevano assunto un colore arancione brillante. Quello che a prima vista può sembrare un fenomeno curioso o addirittura suggestivo è in realtà sinonimo di un collasso ambientale in atto.
Dal ghiaccio al veleno: perché l’acqua diventa arancione
Ma come si passa dalle acque limpide di un fiume glaciale a un liquido acido e colo ruggine? La spiegazione parte dal permafrost, lo strato di terreno ghiacciato che si mantiene stabile da migliaia di anni. Con l’aumento delle temperature globali, il permafrost comincia a scongelarsi. Questo processo rende il terreno umido e paludoso, creando le condizioni perfette per la proliferazione dei microbi. Attivi in questo nuovo ambiente, i microbi accelerano il rilascio del ferro dai sedimenti, che a sua volta, entrando in contatto con acqua e ossigeno, dà alle correnti fluviali il caratteristico colore arancione.
Ma questo non è tutto. Il disgelo espone infatti anche rocce ricche di solfuri. Quando questi minerali incontrano l’acqua, si ossidano formando acido solforico. Ed è proprio questo acido che dissolve ulteriormente i metalli intrappolati nelle rocce riversandoli direttamente nei fiumi. il risultato, quindi, è un’acqua non solo arancione, ma anche fortemente acida e tossica per gli organismi viventi.
Effetti preoccupanti sugli ecosistemi
“Sembra lava che scorre attraverso una cicatrice da ustione”, commenta Paddy Sullivan, ecologo dell’università dell’Alaska Anchorage. La sua squadra di ricerca ha individuato circa 500 punti lungo il fiume Salmon e nei bacini idrografici vicini da cui sgorga acqua acida proveniente dal permafrost che si scioglie.