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L’accusa ha ricostruito come il piano per sovvertire l’ordine democratico fosse iniziato già nel 2021, attraverso tentativi sistematici di minare la fiducia pubblica nel sistema elettorale e di coinvolgere i comandanti militari in un golpe. I procuratori hanno inoltre dimostrato che l’ex presidente aveva “piena conoscenza” di un piano denominato Operazione pugnale verde e giallo volto ad assassinare il presidente eletto Lula, il vicepresidente Geraldo Alckmin e il giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes, anche se il complotto elaborato da personale militare d’élite non ottenne il sostegno necessario dalle forze armate per essere attuato.
Il verdetto ha provocato l’immediato abbandono dell’aula da parte dell’avvocato di Bolsonaro, che si è allontanato prima ancora che la giudice Lúcia terminasse di pronunciare la sentenza sui primi due capi d’accusa. L’ex presidente ha sempre respinto le accuse definendo il processo una “caccia alle streghe” a motivazione politica, una linea difensiva che i suoi legali intendono sostenere nei ricorsi che presenteranno contro la condanna. Insieme a Bolsonaro sono stati condannati altri sette imputati, tra cui l’ex ministro della Difesa Walter Braga Netto che era anche il suo candidato vicepresidente nel 2022, l’ex consigliere militare Augusto Heleno e l’ex capo della polizia federale Alexandre Ramagem.
Quale sarà la reazione di Washington?
Il presidente statunitense Donald Trump ha definito la condanna “sorprendente”, tracciando un parallelo con le vicende giudiziarie che lo hanno riguardato personalmente: secondo Trump, il caso brasiliano rispecchia i tentativi di persecuzione politica che lui stesso avrebbe subito, anche se nel suo caso “non sono riusciti a farla franca“. L’amministrazione americana aveva già imposto dazi del 50% sulle importazioni brasiliane proprio citando il trattamento giudiziario riservato a Bolsonaro come motivazione per l’aumento tariffario, oltre a sanzionare Alexandre de Moraes, il giudice della Corte suprema che supervisiona il processo.
Eduardo Bolsonaro, figlio di Jair e deputato federale che aveva fatto pressioni per l’imposizione di sanzioni commerciali contro il Brasile, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters di aspettarsi ulteriori misure di ritorsione da parte del governo statunitense in seguito al verdetto. Il parlamentare ha affermato che Washington fornirà “una risposta ferma con azioni contro questa dittatura che si sta installando in Brasile”, una retorica che riflette la narrativa dei sostenitori di Bolsonaro secondo cui il processo rappresenterebbe uno strumento per impedire all’ex presidente di concorrere alle elezioni del 2026.