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Allo stesso modo, la parlamentare europea Benedetta Scuderi, presente a bordo di una delle imbarcazioni, ha confermato “le radio sono state disturbate” e “è stato rilasciato del materiale urticante sulle imbarcazioni”, oltre ai danni strutturali subiti dalla sua barca. Analogamente, Maria Elena Delia, portavoce della flotilla italiana, ha precisato che l’imbarcazione Zefiro “è stata colpita e danneggiata, le è stato distrutto lo strallo di prua, uno dei sostegni dell’albero”. Inoltre, l’attivista statunitense Greg Stoker ha aggiunto un dettaglio particolare: durante l’attacco, i sistemi di comunicazione per le emergenze delle barche sono stati compromessi da comunicazioni che trasmettevano musica del gruppo svedese Abba.
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Il braccio di ferro diplomatico e legale
La tensione era cresciuta già nella giornata di martedì tra le autorità israeliane e i partecipanti della Global Sumud Flotilla. Il ministero degli Esteri israeliano aveva diffuso un comunicato in cui chiedeva alle imbarcazioni di dirigersi verso Ascalona, porto situato sulla costa meridionale di Israele, a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza, per scaricare gli aiuti umanitari, assicurando che sarebbero poi stati trasferiti nella Striscia di Gaza “in maniera coordinata e pacifica”. La proposta è stata categoricamente rifiutata dagli organizzatori, che hanno denunciato quello che l’attivista brasiliano Tiago Avila ha definito “manipolazione del regime sionista”. Il rifiuto ha scatenato la reazione delle autorità israeliane, che attraverso il ministero degli Esteri hanno minacciato di “prendere le misure necessarie per impedire l’ingresso nella zona di combattimento” e fermare qualsiasi violazione di quello che definiscono un blocco navale legittimo. La dichiarazione israeliana precisa l’impegno a “fare ogni sforzo possibile per garantire la sicurezza dei passeggeri”, ma gli eventi della notte successiva hanno dimostrato una realtà operativa molto diversa da quella promessa. Il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir aveva già presentato nei giorni precedenti un piano d’azione per fermare la flotta, e aveva definito l’iniziativa come “un tentativo di supportare l’organizzazione terroristica Hamas e calpestare la sovranità israeliana”. La sua proposta prevedeva la detenzione di tutti i partecipanti nelle prigioni israeliane di Ketziot e Damon, con l’intenzione di trattarli come terroristi.