lunedì, Settembre 29, 2025

Revolution Wind, i lavori del parco eolico offshore bloccato da Trump possono riprendere (per ora)

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“Odio i miei avversari”, ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante la cerimonia funebre in memoria dell’attivista politico Charlie Kirk. E tra gli avversari a cui ha dichiarato guerra aperta sappiamo esserci i mulini a vento, oggi rappresentati dalle pale eoliche in alto mare. Un odio viscerale che non manca occasione di alimentare.

Mentre la causa legale prosegue, i lavori riprendono

Nelle stesse ore il giudice Royce Lamberth della Corte distrettuale del Distretto della Columbia ha stabilito che i lavori del progetto Revolution Wind – un parco eolico offshore in costruzione nella regione orientale del New England che si affaccia sull’oceano Atlantico – possono riprendere. Una decisione temporanea, certo, che però evita ulteriori perdite di tempo e di denaro mentre prosegue la causa legale contro l’ordine federale di sospensione dei lavori.

Nel discorso che ha tenuto il 23 settembre alle Nazioni Unite, Trump ha voluto ancora una volta sottolineare al mondo che non crede nel riscaldamento globale, che è una bufala inventata per colpire “i paesi sviluppati che seguono regole assurde e arricchire i paesi più inquinanti che infrangono queste regole guadagnando un sacco di soldi”. Eppure la decisione del giudice Lamberth sembra proprio voler evitare il fallimento di un progetto da 6,2 miliardi di dollari che ha consentito la creazione di migliaia di posti di lavoro e investimenti milionari negli stati del Connecticut e Rhode Island.

2,3 milioni di dollari in fumo per ogni giorno di stop

La Ørsted, la società danese incaricata dei lavori, ha fatto sapere che per ogni giorno di lavoro perso vanno in fumo 2,3 milioni di dollari e che il progetto era già stato rivisto nel 2023 proprio in ottica di garantire ulteriormente la sicurezza nazionale, una delle accuse mosse dal dipartimento dell’Interno per giustificare l’ordine di sospensione dello scorso 22 agosto.

Una situazione che ha spinto il giudice a presumere che Ørsted abbia buone probabilità di vincere la causa e quindi, per evitare di subire un danno irreparabile, ha deciso – sembra un gioco di parole, ma non lo è – di sospendere l’ordine di sospensione. Se i lavori non riprendono al più presto, “l’intera impresa rischia di collassare”, ha reso noto Lamberth, considerando che la disponibilità di una imbarcazione equipaggiata appositamente per portare avanti determinati lavori è limitata e non sarà più utilizzabile dopo il mese di dicembre.

“Non è ancora detta l’ultima parola”

Per questo la Ørsted, responsabile dei lavori insieme alla Skyborn Renewables, ha pubblicato una nota in cui afferma che i lavori riprenderanno “il prima possibile”, ma che, al contempo, continuerà a collaborare con l’amministrazione Trump per giungere a un accordo. Dal canto suo, il dipartimento dell’Interno ha confermato che i lavori di Revolution Wind “potranno riprendere”, mentre il Bureau of ocean energy management (Boem) “continua a indagare sui possibili impatti del progetto sulla sicurezza nazionale”. Una minaccia confermata anche dalla portavoce della Casa Bianca Anna Kelly e che rischia di alimentare l’incertezza sul futuro di Revolution Wind: Non è ancora detta l’ultima parola.

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