giovedì, Settembre 25, 2025

Il processo a Chiara Ferragni per il Pandoro-gate è iniziato, mentre l'azienda taglia il personale

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Il 23 settembre si è aperto il processo che vede Chiara Ferragni imputata di truffa aggravata, un caso diventato nota al pubblico come Pandoro-gate. Al centro ci sono le campagne promozionali del pandoro Pink Christmas, realizzato da Balocco, e delle uova di pasqua Dolci Preziosi, entrambe presentate come iniziative solidali. Secondo l’accusa, la comunicazione avrebbe indotto i consumatori a credere che parte del prezzo dell’acquisto fosse automaticamente destinata in beneficenza, mentre le donazioni non erano legate alle vendite ma già fissate a monte dalle aziende.

Gli snodi del caso

L’udienza del 23 settembre

L’udienza si è svolta in fase pre-dibattimentale, ovvero la tappa preliminare che precede il dibattimento vero e proprio e che serve a valutare le costituzioni di parte civile e le eccezioni procedurali. A occuparsene è stato il giudice per l’udienza preliminare (Gup) Ilio Mannucci Pacini che ha ascoltato le istanze di costituzione delle parti civili. Secondo quanto riportato da Open, le richieste arrivate in tribunale riguardano due associazioni di consumatori, Casa del consumatore e Adicu, e una settantenne di Avellino che ha dichiarato di aver comprato il pandoro convinta di sostenere una causa benefica. La donna ha quantificato il presunto danno in circa 500 euro, ma è in corso un accordo extraprocessuale che potrebbe portare al ritiro della sua istanza.

Nel corso dell’udienza è stato anche disposto il non luogo a procedere per Alessandra Balocco, amministratore delegato dell’omonima azienda dolciaria recentemente deceduta. L’udienza è stata aggiornata al 4 novembre, quando il giudice dovrà decidere sull’ammissione delle parti civili. Ferragni, assente il 23 settembre, ha dichiarato che parteciperà alle prossime udienze. Nel mentre sono stati convocati anche il suo ex braccio destro Fabio Maria Damato e Francesco Cannillo, presidente del comitato d’amministrazione di Cerealitalia.

La vicenda

La Procura di Milano ipotizza un profitto illecito di oltre due milioni di euro derivante dalle operazioni commerciali del 2021 e 2022. Al centro ci sono il pandoro “Pink Christmas” prodotto con Balocco e le uova di Pasqua Dolci Preziosi, entrambi presentati al pubblico come prodotti legati a iniziative benefiche. Secondo la Procura di Milano, i messaggi promozionali avrebbero indotto i consumatori a credere che parte del prezzo d’acquisto fosse destinato in automatico alla beneficenza, mentre in realtà le donazioni effettuate non erano proporzionali alle vendite, ma fissate a monte e già stabilite dalle aziende. Su queste basi, Ferragni è oggi imputata di truffa aggravata, con un presunto profitto illecito quantificato in oltre due milioni di euro.

Chiara Ferragni si dichiara non colpevole

La difesa respinge le accuse e sottolinea che Ferragni non abbia mai inteso ingannare i consumatori, ricordando come siano state effettuate consistenti donazioni in parallelo. Già nel dicembre 2023, infatti, l’Autorità garante della concorrenza del mercato aveva multato l’influencer per pratica commerciale scorretta. Nello specifico, alle società Fenice e Tbs Crew, era stata imposta una multa rispettivamente 400 mila e 675 mila euro che Ferragni ha accettato di pagare. Oltre a questo, erano state donate ulteriori somme, portando a circa 3,4 milioni di euro il totale devoluto a enti benefici.
A dicembre 2024 è arrivato anche un accordo con il Codacons, il coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, che aveva presentato querela. L’intesa ha previsto 150 euro di ristoro per ciascun consumatore rappresentato dall’associazione e una donazione di 200mila euro a favore di progetti contro la violenza sulle donne. Per i legali di Ferragni questo accordo avrebbe aperto un tema di procedibilità. Dopo aver raggiunto questi accordi, infatti, il Codacons ha ritirato la querela e, di conseguenza, secondo gli avvocati, senza querela non vi sarebbe il presupposto per portare avanti l’accusa di truffa.
Chiara Ferragni si è dichiarata non colpevole e i suoi avvocati sono fiduciosi: “Restiamo fermamente convinti che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che ogni profilo controverso sia già stato affrontato e risolto davanti all’Agcm. L’innocenza della nostra assistita verrà certamente acclarata in giudizio che affronteremo serenamente”, commentano.

La crisi interna all’azienda

Mentre il processo prende forma, anche la realtà imprenditoriale dell’influencer è sotto i riflettori. Fenice, la società che gestisce i marchi legati al nome Ferragni, ha registrato un ridimensionamento evidente. Come documentato dal bilancio depositato in camera di commercio, ricostruito da Open, i dipendenti erano 27 nel 2023, scesi a 13 nel 2024 e oggi ridotti a 6, un calo che corrisponde al 78%. Non si tratta di licenziamenti improvvisi, ma di un ridimensionamento progressivo che rispecchia i dati ufficiali della società. Visto il grosso calo di fatturato, la riduzione dell’organico era una via inevitabile per contenere le spese.
Ma la crisi emerge anche dai numeri: i ricavi sono infatti passati da 12,55 milioni di euro a 1,75 milioni, con una perdita di esercizio di 3,37 milioni.

Chiara Ferrangi ha ancora oltre 28 milioni di followers

Il quadro mediatico che circonda il processo è intricato. Chiara Ferragni, che sui social mantiene un certo seguito, si dichiara serena e pronta a difendersi. Ma nel suo caso il percorso giudiziario non riguarda solo questioni penali e contabili, ma anche di collisione tra reputazione, impegni filantropici e responsabilità delle strategie comunicative. Sul fronte della popolarità digitale, la caduta non è stata drastica quanto nei profitti, ma si è comunque verificato un calo importante. Nonostante le polemiche e il calo di credibilità registrato da diverse aziende partner, Ferragni oggi conta oltre 28 milioni di followers su Instagram contro i 29,5 precedenti allo scandalo. La sua immagine pubblica, sebbene scossa sul piano giudiziari e imprenditoriale, resta ancora fortemente radicata nell’immaginario del pubblico social.

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