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Ancora una volta il nome di Beatrice Venezi è al centro di una pioggia di critiche accesissime. Il pomo della discordia in queste ultime ore è la nomina della direttrice (o direttore, come vuole essere chiamata lei) d’orchestra a direttrice musicale del Teatro La Fenice di Venezia, uno dei più prestigiosi palcoscenici lirici del mondo. Il suo incarico, che si attiverà a partire dalla stagione 2026-27 e durerà fino al 2030, è stato approvato all’unanimità dal consiglio di indirizzo della Fondazione La Fenice, inclusi il soprintendente Nicola Colabianchi e il sindaco della città lagunare Luigi Brugnaro. Tuttavia, la nomina ha suscitato forti polemiche, sia all’interno del teatro che nel mondo culturale e politico. La mossa è stata subito attaccata per essere frutto di un gioco politico, essendo da sempre Venezi considerata molto vicina al centrodestra e a Giorgia Meloni, più che per un vero e proprio merito e talento della diretta interessata.
Sul web la notizia di questa nomina è stata criticata da una valanga di commenti, mentre giungono notizie di disdette per quanto riguarda gli abbonamenti alla Fenice, anche da parte di spettatori fedelissimi. Nelle scorse ore lo scontro si è fatto acceso anche all’interno del Teatro. Da una parte Colabianchi ha invitato a dare una chance all’artista: “È brava, è giovane, è donna”, ha dichiarato come incenvito. La risposta degli Orchestrali della Fenice non si è fatta attendere: “[Venezi] non ha mai diretto né un titolo d’opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice. Il suo curriculum non è minimamente paragonabile a quello delle grandi bacchette che, in passato, hanno ricoperto questo ruolo nel Teatro”, e poi ancora: “Non ha mai diretto nei principali Teatri d’opera internazionali, né il suo nome compare nei cartelloni dei più importanti festival del panorama musicale mondiale”.
La richiesta da parte dei musicisti è di revocare la nomina, altrimenti si valuta anche la sfiducia al soprintedente stesso. Il timore è quello di un danno d’immagine senza precedenti per la Fenice, in quanto si teme “un danno non solo economico per il Teatro, ma soprattutto d’immagine e di credibilità”, ritenendo di fatto questa una “nomina che non garantisce né qualità artistica né prestigio internazionale”.