venerdì, Settembre 26, 2025

Perché Diella, la ministra AI anti-corruzione del governo albanese, fallirà al primo ostacolo. E perché questo ci insegnerà molto

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Diella è il primo ministro interamente gestito da un’AI. Veste un costume tradizionale digitale – che ossimoro – e promette di spazzare via la corruzione negli appalti pubblici. Un esperimento audace, che trasforma l’Albania in un laboratorio globale di governance algoritmica. Il suo nome, non a caso, significa sole, una promessa di trasparenza assoluta che squarcia le tenebre della corruzione.

La ministra albanese fatta con l’intelligenza artificiale non funzionerà

Un’idea visionaria, che merita rispetto e attenzione. Funzionerà? Lo dico chiaramente: no. E il motivo non è tecnico, ma filosofico e, oserei dire, filologico. Il linguaggio della politica e delle leggi non è un codice puro; è sporco, vivo, intriso di eccezioni. È fatto di slang, regionalismi, citazioni, sottintesi. È la biografia stessa di chi lo scrive e lo interpreta. Diella, invece, non ha un corpo, un’infanzia, una cultura. La sua competenza è puramente statistica: ha divorato milioni di testi e ora calcola la probabilità che una parola segua l’altra. Può recitare la parte del burocrate perfetto, ma è un attore che non ha mai provato le emozioni che descrive. Il suo è un linguaggio perfetto, troppo perfetto. Liscio, neutro, senza quelle imperfezioni e quelle cicatrici che sono la firma autentica dell’umano.

I limiti di Diella

È questo il limite abissale degli Llm: l’assenza di un’identità socioculturale reale e il problema del grounding, dell’ancoraggio alla realtà. Diella può associare corruzione ad appalti e tangenti perché li ha visti associati milioni di volte, ma non ha mai sentito la pressione di una minaccia né percepito l’ambiguità grigia di una trattativa. Il suo output, impeccabile nella forma, nasconde una profonda povertà di esperienza. Questo non perché l’AI sia incapace, ma perché la sua intelligenza è per sua natura acontestuale. Può calcolare probabilità ma non comprendere situazioni, può ottimizzare processi ma non gestire eccezioni. La grandezza e al tempo stesso il limite degli algoritmi risiede proprio in questa incapacità di tradurre l’umano in dati: come potrebbe quantificare il valore di una vita umana, il peso di una tradizione culturale o l’urgenza di un’emergenza non prevista dai protocolli?

Dove fallirà la ministra AI

Posso dirvi anche quale sarà il primo errore di Diella. Non sarà un atto di corruzione, ma un atto di perfezione. Immaginate – con tanto di scongiuri – un’emergenza: non un ponte crollato, ma il primo ospedale che ha bisogno di farmaci salvavita non più in gara. Una fornitura di chemioterapici o antibiotici essenziali si interrompe. L’unico fornitore disponibile ha un prezzo lievemente superiore o una pratica amministrativa non allineata. Un politico in carne, ossa e intelligenza naturale accetterebbe il rischio, firmando un ordinativo in deroga alle regole pur di salvare vite. La coscienza sa comparare costi e benefici su piani diversi, compreso quello dell’empatia, Diella no. Si bloccherà davanti alla violazione delle regole.

Eppure quello che si sta conducendo a Tirana resta un esperimento straordinario e necessario. È il primo tentativo su larga scala di mettere l’intelligenza artificiale non al servizio della pubblicità o del marketing, ma della politica nel suo senso più nobile: prendere le decisioni migliori per il bene comune. Un esperimento coraggioso che va preso sul serio, non come una bizzarria.

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