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La data segnata in rosso sul calendario è il 25 agosto. Quando scadono i termini per adeguarsi alle nuove regole nuove regole europee sul digitale, il Digital services act (Dsa), per 19 grandi piattaforme. Da Amazon a Tiktok, da Google a Instagram, da Booking a Facebook. Più trasparenza su algoritmi e pubblicità, lotta alla violenza online e alla disinformazione, protezione dei minori, stop alla profilazione. Sono questi alcuni degli obblighi di uno dei due nuovi pacchetti di leggi con cui l’Unione europea vuole regolare i giganti del web. In particolare quelli che ogni mese offrono servizi ad almeno il 10% della popolazione dell’Unione europea, ossia 45 milioni di persone. Come Google search, che dichiara 332 milioni di utenti. O Wikipedia con i suoi 151 milioni.
Il 25 aprile la Commissione europea ha designato 19 tra grandi piattaforme online (very large online platform, Vlop) e motori di ricerca (very large online search engine, Vlose) che per primi devono adeguarsi alle regole del Dsa. Tempo: quattro mesi. Nell’elenco c’è solo una piattaforma made in Europe: l’ecommerce tedesco Zalando. Che peraltro ha contestato l’inclusione nella lista. Per il resto l’elenco comprende Google e le sue articolazioni (search, shopping, maps, play) e Youtube, Meta con Instagram e Twitter, poi Bing, X (già Twitter), Snapchat, Pinterest, LinkedIn, Amazon (che ha fatto ricorso a sua volta), Booking, Wikipedia e l’App Store di Apple. Dal versante cinese arrivano TikTok e Alibaba Express.
Cosa succede:
La prima scadenza
Per questo la data del 25 agosto è così importante per Bruxelles, che scommette su questi strumenti per controbilanciare il predominio dei colossi tecnologici di Stati Uniti e Cina. Da adesso si apre la fase di controllo e applicazione della legge. Che vuole dire anche multe, fino al 6% del fatturato globale, o blocco temporaneo dell’attività. Il Digital services act impone una stretta sulla profilazione online, per la quale gli operatori devono prevedere meccanismi di uscita, termini di servizio comprensibili anche da un bambino, una maggiore protezione dei minori, più trasparenza sulla pubblicità e sulla raccomandazione dei contenuti e una dura lotta a contenuti illeciti, violenza online e fake news.
Per adesso la Commissione non si sbilancia sul rispetto della data. Entro il 25 agosto il Dsa prevede che gli operatori scrivano un rapporto di valutazione dei rischi sistemici. Ossia un’analisi che individui i potenziali pericoli insiti nel dna stesso delle piattaforme, come la diffusione di fake news o ripercussioni sulla salute mentale degli utenti, e stabilisca le priorità di intervento. Un portavoce della Commissione europea prevede che “possa slittare leggermente”. Il motivo? Dipende da quando le piattaforma hanno ricevuto la notifica della designazione come Vlop e Vlose. “Ci sarà un periodo di grazia – aggiunge un funzionario -. Interverremo solo se vedremo dei ritardi consistenti”.