mercoledì, Settembre 10, 2025

La Nato inquina tanto quanto uno Stato

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

Mentre la Nato si riunisce a Washington per il suo 75esimo anniversario, un recente studio del Transnational institute, Tipping point North South e Stop wapenhandel, tre centri di ricerca, ripreso dal Guardian rivela che i bilanci militari dei paesi membri dell’Alleanza atlantica producono circa 233 milioni di tonnellate di gas serra all’anno. Una cifra che eguaglia le emissioni di alcuni interi paesi come Colombia o Qatar. Il rapporto sottolinea come la spesa militare non solo aumenti le emissioni, ma sottragga anche risorse cruciali alla lotta contro il cambiamento climatico.

I dati mostrano una correlazione tra il significativo aumento degli investimenti militari tra i membri della Nato – che hanno raggiunto 1.340 miliardi di dollari nel 2023 – e l’aumento dell’emissione di CO2 di questo settore. Gli Stati Uniti, già il principale emettitore istituzionale militare, hanno guidato l’aumento con 55 miliardi di dollari, seguiti da Polonia, Regno Unito e Germania.

Le contromisure della Nato

Da parte sua la Nato dice di aver iniziato a sviluppare una sua politica di protezione ambientale già alla fine degli anni ‘70, non sempre con risultati concreti. E almeno a partire dal 2021, si sta impegnando a rendere pubblici i propri dati riguardo le emissioni. In quell’anno, l’ormai segretario a fine mandato Jens Stoltenberg, aveva adottato per la Nato un Piano d’azione per la sicurezza e i cambiamenti climatici e istituito un Centro di eccellenza per i cambiamenti climatici e la sicurezza, che alcuni anno additato come una forma di greenwashing. Per anni, infatti, l’industria bellica ha goduto di un’esenzione sulla trasparenza ambientale, ma ora la richiesta di trasparenza è forte, non solo da parte degli attivisti. E adesso, man mano che vengono rivelate, ci si accorge di quanto pesino davvero.

C’è da dire, tuttavia, che in risposta alle minacce russe, una parte delle aumentate spese militari della Nato è stata destinata alla ricerca e sviluppo anche per rendere la difesa più sostenibile. E in effetti, come scrive uno studio di Nature l’Alleanza atlantica spende tante risorse nella ricerca su temi ambientali e sui cambiamenti climatici. Questo avviene attraverso la Science and technology organization (Sto), un network di oltre 6.000 scienziati in università, laboratori nazionali e industrie. “I paesi membri e non membri contribuiscono con circa 350 milioni di euro all’anno per sostenere questo lavoro”. Inoltre la Sto gestisce il Centre for maritime research and experimentation (Cmre) a La Spezia e finanzia il programma Science for peace and security (Sps), che studia i dati climatici per sviluppare modelli predittivi e strategie di mitigazione. “Sebbene molti progetti siano classificati, la Sto pubblica ricerche nelle riviste scientifiche quando possibile”, scrive Nature.

Nonostante l’impegno della Nato per la neutralità carbonica entro il 2050, i ricercatori dello studio citato dal Guardian ritengono che rendere più verdi” le operazioni militari non sia una soluzione sufficiente. Ho-Chih Lin, coautore del rapporto, afferma che non esiste una fonte energetica alternativa realistica per sostituire completamente i combustibili fossili nel settore militare entro quella data. Il settore militare, tradizionalmente protetto e influente, ha mostrato lentezza nell’adottare misure ambientali significative. Si stima che il contributo alle emissioni globali dell’industria bellica possa aumentare fino al 25% entro il 2050 se non si adottano cambiamenti sostanziali. Tuttavia, alcune aziende del settore stanno adottando obiettivi ambientali più ambiziosi e si stanno esplorando tecnologie a basse emissioni, come motori a idrogeno e propulsione ibrida, per aerei e navi. Soluzioni che però rimangono prospettive lontane da un cambiamento immediato.

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Grb 250702B, un lampo gamma diverso da qualsiasi altro mai rilevato

Per individuare con maggior precisione il punto di partenza di Grb 250702B, gli astronomi dell'Eso si sono affidati al...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img