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L’immagine dei personaggi di Sylvanian Families, piccoli animali antropomorfi in miniatura che popolano un mondo di serenità e valori familiari, è stata per anni un simbolo di giocosità innocente. Un mondo idilliaco creato da Epoch Company, azienda fondata in Giappone nel 1958. Sebbene la compagnia si sia affermata nel tempo con una vasta gamma di giochi, il suo maggiore successo internazionale è arrivato nel 1985 proprio con i coniglietti e le bamboline Sylvanian Families, che hanno conquistato il cuore dei bambini di tutto il mondo. Questa reputazione di integrità e creatività è però finita al centro di un’inaspettata battaglia legale, scaturita dal caotico e imprevedibile mondo di TikTok.
I pupazzi usati su TikTok per video audaci
La disputa riguardaThea Von Engelbrechten, una creator irlandese che, a partire dal 2021, ha costruito un enorme seguito reinventando completamente il ruolo di questi adorabili pupazzetti. Attraverso una serie di video intitolata Sylvanian Drama, Von Engelbrechten ha trasformato le Sylvanian Families in personaggi di una soap opera, affrontando con un tono sarcastico temi complessi e per un pubblico adulto. Attraverso primi piani sui personaggi e scritte in sovrimpressione, i video mettono in scena trame per adulti che includono divorzi tumultuosi, tradimenti amorosi, riferimenti a pistole, sessualità esplicita e risse, spesso con toni satirici e creando un contrasto stridente con l’estetica bucolica e infantile dei pupazzi.
Secondo il sito della BBC, la creator ha affermato che l’ispirazione per le trame le è venuta da “programmi televisivi imbarazzanti e commedie dei primi anni 2000”. Ha poi aggiunto: “Mi ispirano molto anche i miei gatti, perché sono estremamente sfacciati ed egocentrici e possono essere così carini, ma non hanno alcuna morale quando si tratta di uccidere altri animali. Cerco di incarnare questo aspetto nei Sylvanians”. Con 2.5 milioni di follower su TikTok e 1 milione su Instagram, il suo successo non è passato inosservato, ma ha finito per attirare l’attenzione indesiderata di Epoch.
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Ora, la ditta giapponese ha intrapreso un’azione legale negli Stati Uniti contro la creator, accusandola di “aver creato, pubblicato e disseminato video pubblicitari online” utilizzando i giocattoli senza autorizzazione. La situazione ha assunto una gravità ancora maggiore a causa di un aspetto cruciale della serie: i video includevano contenuti sponsorizzati in collaborazione con brand di caratura internazionale come Netflix, Taco Bell, Sephora, Burberry e Marc Jacobs. L’azienda ha sostenuto che queste sponsorizzazioni non autorizzate, oltre alla rappresentazione dei giocattoli in contesti inappropriati, avevano causato un danno irreparabile alla reputazione del marchio. È stata fissata una data preliminare per il processo e in tale occasione i legali di entrambe le parti si incontreranno per valutare le opzioni di accordo o preparare il caso per il giudice.
Le bambole Sylvanian e il copyright
Alla domanda sul perché pensasse che i suoi video fossero così popolari, Von Englebrechten ha risposto: “Forse perché provengono dalla voce di una ventiduenne che lotta. Ho molte storie su persone insicure, cultura della dieta, uomini tossici e sostenibilità, che penso siano argomenti su cui anche altre ragazze della mia età riflettono molto”. La causa solleva questioni fondamentali sul futuro della proprietà intellettuale e del controllo aziendale nell’era digitale. Sebbene il caso di Von Engelbrechten rappresenti già una sfida complessa, la crescente accessibilità e potenza dell’intelligenza artificiale generativa rende i rischi esponenzialmente più grandi. Con l’AI, chiunque può generare video e immagini sofisticate che alterano l’immagine di un brand su una scala e con una velocità che superano di gran lunga la capacità di monitoraggio e difesa di qualsiasi azienda. La storia delle Sylvanian Families è un chiaro segnale di come i brand tradizionali dovranno ripensare completamente le loro strategie per affrontare le nuove e imprevedibili minacce che caratterizzano il panorama mediatico moderno.
