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Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha messo sul tavolo 597 milioni di euro di incentivi per le auto elettriche a fondo perduto per l’acquisto di auto elettriche da parte di famiglie e microimprese. La misura riguarda esclusivamente le aree urbane funzionali, cioè città con oltre 50.000 abitanti e le relative zone di pendolarismo, dove la qualità dell’aria è già oltre i limiti. Dal 2030 la nuova Direttiva europea imporrà soglie più rigide, e oggi il 71% delle città italiane capoluogo sforerebbe per il PM10, il 45% per l’NO2, secondo il report Mal’Aria di città di Legambiente.
Chi potrà beneficiarne
I contributi variano da novemila a undicimila euro per l’acquisto di auto elettriche (categoria M1) da parte delle persone fisiche, con importi legati all’ISEE. Le microimprese potranno invece accedere fino a 20mila euro per veicolo commerciale elettrico (categorie N1 e N2), nel rispetto del limite del 30% del prezzo di acquisto e della regola “de minimis”. Requisito chiave: la rottamazione di un mezzo termico fino a Euro 5. Una misura che spinge al ricambio del parco circolante, ma che potrebbe frenare chi non possiede un’auto da rottamare.
Numeri e prospettive
Ad agosto 2025 in Italia circolavano 327.166 auto elettriche. Le immatricolazioni dall’inizio dell’anno hanno superato le 53.700 unità, +31% rispetto al 2024, secondo Motus-E. Un segnale positivo, ma il confronto con Francia e Germania resta impietoso: nei due paesi i volumi sono tripli. Per colmare il gap servono politiche stabili e infrastrutture di ricarica più capillari, oltre a incentivi. Il rischio è che i fondi vadano esauriti in poche settimane, come già accaduto con le precedenti tornate di eco-bonus. Tanto che alcuni produttori hanno già deciso di praticare sconti sul listino per attirare ugualmente potenziali clienti.
La piattaforma e i nodi critici
La gestione passerà da una piattaforma digitale sviluppata da Sogei, che dovrà registrare beneficiari e concessionari e generare i bonus al momento dell’acquisto. Un sistema che promette semplificazione, ma che sarà da testare nella pratica: eventuali ritardi nell’attivazione potrebbero rallentare l’intero meccanismo. L’incentivo arriverà come sconto diretto in fattura, ma senza tempi certi di rimborso per i rivenditori, che chiedono garanzie di cassa.
La vera sfida
Gli incentivi del MASE sono un passo avanti, ma non bastano da soli a rilanciare il mercato. Il 2025 sarà l’anno della prova: capire se quasi 600 milioni di euro potranno davvero accelerare la transizione della mobilità italiana o se resteranno un intervento tampone in un percorso che richiede infrastrutture, continuità normativa e un cambio culturale tra cittadini e imprese.