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Il gioco si presenta come una sorta di diario della memoria, costruito a partire da conversazioni con combattenti, interviste e testimonianze raccolte da Raz, che firma progetto, design, sceneggiatura e colonna sonora. “Ogni fase del gioco non propone soltanto una sfida strategica o tattica, ma anche un dilemma morale e psicologico. Ti costringe a chiederti: cosa farei al suo posto? Riuscirò a restare umano anche nel momento più difficile?”, spiega lo sviluppatore.
Critiche feroci e inevitabili
Alcuni spezzoni del videogioco pubblicati sulla pagina Instagram di Al Jazeera hanno suscitato, come prevedibile, una valanga di reazioni negative e indignazione: “Mi chiedo se ci sia una missione in cui si spara a un’auto con dentro una bambina intrappolata” – riferimento al caso di Hind Rajab – e “c’è un bonus se uccidi civili e minori?”. L’emittente ha accostato le sequenze di Shield of David ad alcuni video reali diffusi dall’IDF, osservando che “i gruppi per i diritti umani affermano che i soldati israeliani già trattano Gaza come se fosse un videogioco”. Raz, che ha diffuso due trailer sul suo canale YouTube seguito da oltre 450.000 iscritti, ha in seguito disattivato i commenti, probabilmente a causa delle critiche ricevute.
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La battaglia per la pubblicazione
Attualmente il videogioco non è neanche in anteprima su Steam. Raz si sta dedicando alla rifinitura grafica e all’ottimizzazione del gioco, mantenendo l’obiettivo di lancio per il prossimo 7 ottobre. Non è ancora nota la piattaforma di distribuzione, sebbene lo sviluppatore abbia dichiarato di aver avviato trattative con Epic Games. Un precedente accordo con una società di distribuzione europea si sarebbe interrotto quando Raz ha rifiutato di apportare modifiche sostanziali ai contenuti richieste dalla controparte. Lo sviluppatore sta ora valutando una campagna di crowdfunding su Kickstarter e ha annunciato l’intenzione di offrire copie gratuite ai veterani israeliani.
Precedenti controversi
Non è certo la prima volta che un videogioco viene accusato di avere intenti propagandistici, scatenando forti polemiche. Un esempio emblematico è Six Days in Fallujah, sparatutto tattico ambientato nella Seconda Battaglia di Fallujah del 2004. Annunciato per la prima volta nel 2009 da Atomic Games con Konami come publisher, venne sospeso a causa delle proteste e poi ripreso nel 2023. In molti ritenevano che fosse troppo presto per rappresentare un evento così recente e doloroso. Le critiche più forti riguardavano la spettacolarizzazione del conflitto, la possibile omissione del punto di vista civile, e il rischio che dolore reale e tragedia venissero trattati come un puro scenario di intrattenimento. È lecito chiedersi che non accada anche con Shield of David.