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A più di 2 anni di distanza, la seconda stagione di Sense8, disponibile su Netflix, è, invece, una storia necessaria, una serie tv di cui non possiamo e non dobbiamo fare a meno. Cosa è successo in questi ultimi 2 anni? I numerosi attentati terroristici che hanno colpito l’Europa, le leggi e i possibili muri architettati per impedire l’accesso negli Usa, la Brexit sono solo alcuni degli elementi che evidenziano il cambiamento avvenuto nel mondo occidentale: viviamo in una società che si sta indirizzando sempre più verso la separazione, la divisione e la paura del diverso.
In questo contesto, Sense8, serie che ruota attorno all’accettazione delle diversità, all’empatia tra gli esseri umani e alla fratellanza tra i popoli, non può che avere un’importanza che va oltre il piccolo schermo.
Ma chi sono i Sense8? Si tratta di 8 persone che non si conoscono ed appartengono a culture, religioni ed orientamenti sessuali diversi, ma che sono unite fra loro da una particolare connessione mentale (nella seconda stagione si farà finalmente chiarezza riguardo le basi “scientifiche” dello Homo Sensorium) che permette loro di interagire a distanza. Gli 8 non sono né gli unici, né i primi a possedere questa capacità, ma è quasi impossibile scoprire se qualcun altro la possiede in quanto la connessione avviene solo all’interno del proprio “cluster” (gruppo); l’unico modo per connettersi ad un sensate al di fuori della propria cerchia è quello di guardarlo negli occhi.
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Anche nelle nuove puntate il montaggio è la vera firma di questa serie: i continui cambi di scena che permettono allo spettatore di immergersi nelle connessioni mentali degli 8, si affiancano a delle scelte cromatiche che diventano un piacere per gli occhi.
Se le tematiche chiave erano già chiaramente emerse nella prima stagione, le nuove puntate insistono ancora di più sull’uguaglianza tra tutti gli individui e lo si capisce già dalla seconda puntata (ALLERTA SPOILER): Lito (Miguel Ángel Silvestre) e Capheus (Toby Onwumere), alle prese con l’intolleranza razziale e l’omofobia, si trovano a dover affrontare un’intervista in cui alla domanda “Chi sei?” danno la migliore risposta possibile “Sono esattamente uguale a te, né meglio né peggio”.
Nella seconda stagione cambia il ritmo che diventa più veloce e movimentato: i colpi di scena si intensificano con Will (Brian J. Smith) che, dopo aver guardato negli occhi Whispers (Terrence Mann), un sensate più anziano che sta dando la caccia agli 8 per neutralizzarli, si immerge nella mente di quest’ultimo per riuscire a scoprire dove si nasconde.
Sense8, oltre ad essere una piacevole serie tv ottimamente realizzata, è un vero e proprio inno alla condivisione, la testimonianza che l’unione di culture e identità differenti è l’unico modo per migliorare se stessi e superare gli ostacoli.
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