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Quando qualcuno viene a mancare cosa ci resta? I ricordi, il dolore che piano piano si trasforma in qualcosa di diverso, che resta là per sempre, i momenti vissuti assieme, la tristezza per tutto ciò che non è stato e in alcuni casi una domanda terribile: se mi fossi comportato diversamente sarebbe cambiato qualcosa? The last Day of June è un gioco molto particolare che nasce da un’ispirazione musicale per diventare un esperimento singolare e coraggioso dello studio italiano di Ovosonico, distribuito da 505 Games, che in questi anni si è ormai stabilmente affermata come casa madre dei videogiochi indipendenti di un certo spessore.
Esistono titoli che parlano di moltissimi argomenti, anche molto “adulti”, ma esistono pochissimi giochi che parlano del lutto (tipo That Dragon Cancer) e che soprattutto lo fanno rimanendo videogiochi, ovvero non raccontando semplicemente una storia interattiva con scarse capacità ludiche.
The Last day of June si imbarca in questa impresa con la delicatezza della tavolozza di colori dei dipinti impressionisti a cui si ispira, assestando colpi pesanti agli animi più gentili, raccontandoci la storia di un artista che perde l’amore della sua vita in un incidente d’auto, rimanendo a sua volte paralizzato dalla vita in giù.
Dopo questo evento, che ovviamente fa da spartiacque alla sua esistenza, non gli restano che i ricordi e una vita di solitudine, finché non si rende conto che grazie al ritratto della sua compagna potrà tornare indietro nel tempo e rivivere alcuni frammenti di ricordo.
È a questo punto che The Last Day of June inizia a dipanare la sua storia, di cui purtroppo ancora non possiamo svelare più di tanto, visto che il titolo è ancora in sviluppo: uscirà entro fine anno e probabilmente ne sapremo di più all’E3 di Los Angeles fra un paio di settimane. L’obiettivo sarà ovviamente cercare di ripetere i momenti che hanno portato all’incidente, cambiando ogni volta qualche dettaglio per capire cosa succede, con l’obiettivo di cambiare il futuro intervenendo sul passato.
Per ora sappiamo che sarà un gioco con una struttura che i Lead Designer Massimo Guarini e Mattia Traverso hanno definito “a ragnatela”. Ogni volta che torneremo indietro nel tempo qualche piccolo dettaglio sarà cambiato e sarà forse quel dettaglio a fare la differenza, in una continua alternanza tra passato e presente che ricorda un po’ “Ricomincio da capo” ma con toni decisamente più malinconici.
L’idea è di far sentire al giocatore il peso e la responsabilità di ogni scelta
Proprio come quando guardiamo indietro nella nostra memoria e ci chiediamo come sarebbe andata se ci fossimo comportati diversamente, perché a volte sono i piccoli dettagli a modificare drasticamente la nostra storia.
Dal punto di vista artistico, The Last Day of June è forse ancora più denso rispetto ai già importanti contenuti. Il gioco parte infatti da un’ispirazione avuta ascoltando Steven Wilson, eclettico e geniale compositore contemporaneo che si è prestato all’opera aprendo a Ovosonico il suo archivio di suoni e brani, impreziosendo il gioco con un commento sonoro impressionante. Dietro invece alla singolare realizzazione artistica — che prende ispirazione dall’impressionismo, dalla Pixar, dalle marionette e dall’animazione belga e francese — c’è Jess Cope, artista specializzata nei pupazzi e nella stop motion che ha lavorato con Tim Burton a Frankenweenie.
Da quel che abbiamo visto, tutta la storia di The Last Day of June sarà raccontata senza una linea di dialogo, visto che i personaggi emettono suoni incomprensibili — tipo The Sims — e senza guidare troppo il giocatore, ma lasciando in giro una serie di indizi che andranno raccolti come briciole di pane.
Siamo di fronte a un gioco senza dubbio ambizioso
Un titolo che cerca di offrire al giocatore un’esperienza calibrata, fortemente emozionale e pensata per mostrare cosa è possibile fare col linguaggio dei videogiochi, soprattutto dal punto di vista dei contenuti e delle aspirazioni. D’altronde chi conosce un po’ questo mondo sa che, esattamente come accade nei libri o nei film, dietro l’intrattenimento videoludico si trovano opere tra loro completamente diverse come intenti, linguaggio e finanziamenti, gli altri invece è il momento che aprano gli occhi.
Un titolo che finalmente ci fa venire voglia di abbandonare quel bisogno un po’ retorico di spingere i titoli italiani per dare risalto a un settore che ancora deve trovare una dimensione adeguata. The Last Day of June non merita la vostra attenzione per questioni di amor patrio, ma semplicemente perché è un bel gioco, creato con amore e competenza.
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