giovedì, Luglio 3, 2025

Le rilevazioni su come Uber si è espansa nel mondo

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Infine, oltre i confini europei, l’azienda avrebbe fatto lobbying sul presidente degli Stati Uniti Joe Biden, mentre era vicepresidente di Barak Obama, l’ex premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro delle Finanze del Regno Unito, George Osborne.

Cosa avrebbe fatto Uber

Secondo i documenti ottenuti dal Guardian, Uber avrebbe sfruttato abilmente percorsi non ufficiali o illegali per raggiungere il potere, esercitando la propria influenza attraverso amici o intermediari, oppure cercando incontri privati con i politici senza assistenti o altri funzionati. Una volta raggiunte le personalità chiave, l’azienda avrebbe poi offerto loro preziose partecipazioni nella compagnia, trasformandole in “investitori strategici”.

Inoltre, per influenzare i dibattiti politici, Uber avrebbe pagato centinaia di migliaia di dollari a importanti accademici, per produrre ricerche a sostengo del loro modello di business. Un’operazione che ha avuto molto successo in alcuni paesi, portando addirittura i governi a riscrivere le leggi in suo favore, ma che è anche stata fortemente contrastata in altri, sia dalle compagnie di taxi già esistenti o da altre startup simili, oppure osteggiata da forze politiche di sinistra.

Le contro-manifestazioni

Per contrastare l’opposizione al suo modello di business, Kalanick non ha avuto remore nel mettere in pericolo i suoi autisti. Per esempio, durante gli scioperi dei tassisti e le manifestazioni avvenute in Francia, Belgio, Spagna e Italia nel 2016, l’amministratore ha ordinato ai suoi dirigenti di incoraggiare gli autisti a partecipare a contro manifestazioni e ad azioni di disobbedienza civile.

Quando dei suoi collaboratori gli hanno fatto notare come questa azione avrebbe messo in pericolo gli autisti Uber di essere attaccati da “teppisti di estrema destra” infiltrati nelle proteste per “cercare la rissa”, Kalanick non è arretrato sulla sua decisione, sostenendo come ne valga la pena. La violenza garantisce il successo. Secondo il Guardian, inviare gli autisti in situazioni di rischio era una strategia consolidata in Uber per “mantenere accesa la polemica”.

L’interruzione di emergenza

Date le numerose pratiche non proprio legali della compagnia, secondo l’analisi degli Uber Files svolta dal Washington Post, Kalanick avrebbe ideato un meccanismo chiamato kill switch, cioè una sorta di interruttore di emergenza per spegnere tutti i sistemi informatici dell’azienda. In questo modo, Uber impediva “alle autorità di indagare con successo sulle pratiche commerciali di Uber, mentre sconvolgeva l’industria globale dei taxi”. Infine, la compagnia avrebbe anche diffuso un vero e proprio manuale per le incursioni all’alba”, per evitare di lasciare sole le autorità, in caso di controlli a sorpresa.

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