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Gli orologi non sono un riconoscimento insolito per i vincitori di una gara. Da oltre 30 anni, Rolex regala ai campioni della 24 Ore di Daytona un esemplare che porta il nome del percorso. I vincitori della Indy 500 hanno un Tag Heuer in edizione speciale ad attenderli dopo la bandiera a scacchi. In genere, questo tipo di orologi è contraddistinto da un logo e poco altro. Cartier si è invece ispirato al simbolo della Parigi-Dakar per arrivare a realizzare un design decisamente più accattivante.
Invece di limitarsi a incidere un marchio sul fondello, Cartier ha trasformato l’intero orologio nel logo della gara: una persona che indossa un cheich, il panno avvolto intorno alla testa per proteggersi dal sole e dalla sabbia. In linea con lo stile del marchio, rinomato sia per l’esclusiva originalità dei suoi modelli, sia per alcuni cavalli di battaglia delle case d’asta come il «Crash» e il «Pebble», il Cartier Cheich non ha nulla da invidiare a nessun altro gioiello dell’orologeria esistente. Il modello è forgiato da tre colori di oro 18 carati, in una combinazione di bianco, rosa e giallo che replica con plastica precisione tutti gli strati e le morbide pieghe del copricapo tuareg. Se il Crash ammalia chi lo ammira grazie alla sua forma liquida e gocciolante, il Cheich porta alle stelle ogni effetto realistico. Le pieghe dettagliate danno l’impressione di potersi all’improvviso gonfiare al vento. L’orologio possiede a pieno titolo una qualità assai apprezzata dai collezionisti: «una presenza al polso da urlo».
Il pezzo dovrebbe essere venduto in autunno a una cifra compresa tra i 200.000 e i 400.000 euro, ma le case d’asta tendono a sottostimare il valore reale delle loro proposte per attirare maggiore interesse nei potenziali compratori. Se da un lato la forma atipica dell’orologio aiuterà a far partire le offerte, dall’altro la sua rarità giocherà un ruolo fondamentale. Esistono, infatti, solo quattro orologi Cheich. Uno di questi, assegnato a Hubert Auriol all’inizio degli anni ’80 e ora considerato perduto, è più un mito che una realtà. Gli altri due appartengono a Cartier, intenzionato a conservarli per sempre nella propria collezione. L’orologio all’asta arriva direttamente dalla proprietà di Rahier e viene presentato come l’unico che un fortunato collezionista avrà mai la possibilità di possedere.