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Il 25 settembre circa 50 milioni di italiane e italiani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. La legge elettorale attualmente in vigore, il cosiddetto Rosatellum, prevede che i rappresentanti vengano eletti in due modi differenti. Un terzo è individuato con il metodo uninominale, mentre i restanti due terzi con il metodo plurinominale. Vediamo cosa significa.
L’analisi delle proposte e dei progetti politici dei partiti in corsa per le elezioni del 25 settembre
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Uninominale e proporzionale
Per l’elezione dei rappresentanti alla Camera, il territorio italiano è stato diviso in 28 circoscrizioni elettorali: 14 coincidono con una regione, mentre le restanti con una o più province delle 6 regioni più popolose. Per il Senato, invece, le circoscrizioni sono solo 20 e seguono esattamente la divisione regionale. A ogni regione, a seconda del numero di abitanti, sono assegnati un numero variabile di collegi plurinominali e per ogni collegio plurinominale sono indicati uno o più collegi uninominali.
Si chiamano uninominali i collegi in cui si elegge un solo rappresentante, plurinominali quelli in cui se ne elegge più di uno. I collegi uninominali vengono assegnati con metodo maggioritario: il candidato che prende più voti, anche uno solo in più, si aggiudica l’unico seggio in palio. I seggi dei collegi plurinominali vengono invece assegnati tramite il metodo proporzionale. In questo caso i seggi possono variare da uno a otto, in base alla popolazione residente nell’area del collegio, e sono distribuiti tra i partiti in proporzione ai voti che hanno ottenuto. Così una lista che ottiene il 20% dei voti, avrà conquistato il 20% dei seggi e così via.
La distribuzione dei seggi
Dopo l’approvazione del referendum costituzionale del 2020, che ha ridotto il numero dei parlamentari, i seggi sono passati da 945 a 600, per un totale di 400 alla Camera e 200 al Senato. In ogni ramo del Parlamento, il 37% dei rappresentanti verrà eletto con il sistema maggioritario nei collegi uninominali (146 alla Camera e 74 al Senato), il 61% con il sistema proporzionale nei collegi plurinominali (245 alla camera e 122 al Senato) e il restante 2% con il voto dall’estero, mediante un sistema proporzionale con voto di preferenza su base circoscrizionale.
Preferenze e liste bloccate
Le preferenze potranno essere indicate solo da elettori ed elettrici che votano dall’estero, mentre sul territorio nazionale i collegi uninominali sono assegnati, appunto, a un solo candidato, mentre per i seggi distribuiti tramite il sistema proporzionale partiti o coalizioni presenteranno una serie di candidati elencati in una lista bloccata. Questo termine sta a indicare che elettori ed elettrici non possono esprimere preferenze, cioè non possono decidere il nome del candidato o della candidata che preferiscono. Il giorno delle elezioni si potranno quindi votare solo le persone già scelte dalle segreterie dei partiti e inserite nelle liste bloccate.
Questo sistema serve per assicurare un seggio a una figura politica, in un collegio dove il partito è certo di vincere, inserendo il suo nome in quel collegio anche se il rappresentante o la rappresentante non hanno nulla a che fare con quel territorio. In questo modo i partiti si assicurano l’elezione di personaggi di rilievo, ma incentivano la distanza tra rappresentanti ed elettorato. Infatti i parlamentari non hanno più bisogno di essere connessi con il collegio di appartenenza e convincere decine di migliaia di persone a scrivere il proprio nome e cognome, per venire eletti.